La strada dell’austerità dove ci condurrà?

(richard)
00lunedì 30 aprile 2012 19:01
Di Gianluca Iozzi | 30.04.2012 17:01 CEST

Il quadro economico europeo è decisamente nero. Oramai non si contano più le "munizioni" fornite alla Grecia per sopravvivere. In cambio dei salvataggi, Berlino ha sempre chiesto dure misure per ridurre il debito pubblico. In particolare, lo scorso febbraio il governo greco tagliò i salari minimi e mise in mobilità 15000 dipendenti statali.


Ma fece anche di più, poiché in cambio di un prestito da 130 miliardi di euro accettò un haircut su titoli greci pari al 53,5%, nonché una riduzione del debito di circa 100 miliardi. Gli effetti di queste politiche non hanno tardato a manifestarsi: basti pensare al crollo dei consumi e all'aumento del tasso di disoccupazione che a febbraio 2011 raggiunse il 15,9%.

A complicare la situazione ci pensò Standard & Poor's che portò il rating sul debito greco a SD, ovvero default selettivo, in pratica l'ultimo ostacolo prima del default vero e proprio.

Ma anche la situazione spagnola attualmente non è delle migliori: per far fronte alla crisi, il 3 aprile scorso il governo ha varato una manovra da 27 miliardi di euro. La manovra dovrebbe far calare il rapporto debito/Pil al 5,3% rispetto all'8,5% del 2011.


La manovra comporterà tagli per un ammontare da 18 miliardi che colpiranno soprattutto lo sviluppo economico. Tanto per farsi un idea, basti pensare che gli investimenti in infrastrutture dell'amministrazione centrale e degli enti pubblici subiranno una riduzione del 22% rispetto al 2011; la spesa nella ricerca per scopi civili cadrà del 25% e gli investimenti nel settore caleranno del 34%; il taglio di risorse nelle politiche attive del lavoro sarà del 21%; mentre nella formazione sarà del 34%.

Saranno servite le politiche di austerità a risollevare l'economia spagnola? La risposta la fornisce direttamente il tasso di disoccupazione: nel primo trimestre del 2012 è salito al 24,4% rispetto al 22,9% registrato nel quarto trimestre dello stesso anno.

A buttare benzina sul fuoco è arrivato anche il giudizio negativo di S&P, che il 27 aprile scorso ha declassato il debito spagnolo di lungo periodo da "A" a "Bbb+" apponendo, inoltre, un outlook negativo. Il giudizio suona come un avvertimento inquietante, poiché manca davvero poco al fatto che le obbligazioni spagnole vengano considerate spazzatura.
Comunque l'agenzia di rating ha motivato il proprio giudizio affermando che in futuro potrebbe verificarsi "un deterioramento della traiettoria dei conti a causa di un contesto di contrazione economica che diverge dalle precedenti previsioni".

In sostanza le banche spagnole poterebbero aver bisogno di liquidità a causa del peggioramento della situazione economica nazionale, ed è molto probabile che il governo dovrà accorrere in aiuto del settore bancario.

Quindi, come dimostrano le manovre attuate in Grecia e poi in Spagna per uscire dalla crisi, le politiche di austerità non portano da nessuna parte. Anzi, non fanno altro che deprimere ancora di più l'economia.

Oramai è chiaro che la Grecia è prossima al default, è solo questione di tempo. Ma di questo passo chi sarà il prossimo? Se fossero la Spagna o l'Italia non basterebbe neanche il fondo salva stati a scongiurare un eventuale default.

Siamo proprio sicuri che continuare su questa strada sia la soluzione migliore?

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