Cara Pecorella ti scrivo, così mi rilasso un po' ......

(richard)
00domenica 4 marzo 2012 18:29

Cara pecorella,

ti chiamo così perché se usassi il tuo nome e il tuo cognome, purtroppo oggi nessuno capirebbe a chi mi sto riferendo. Ma non sei una pecorella. Sei un uomo in divisa che fa semplicemente il suo dovere, e come tale vai rispettato. Perché rappresenti lo Stato e perché lo Stato siamo noi. Dunque tu sei me e io sono te.

Tuttavia devo dirti che non ho condiviso il profluvio generalizzato di elogi e di encomi che ti sono stati tributati. Sei un agente, sei addestrato a fronteggiare ben altre situazioni rispetto all’ironia di un ragazzetto un po’ arrogante. Del resto, eri certamente consapevole di avere due telecamere puntate addosso, circostanza che avrebbe tramutato in una statua di sale perfino il più esagitato degli intemperanti. Sono sicuro che l’episodio di cui parliamo sia di routine per te e per i tuoi colleghi. Tutte le volte che vi trovate a contenere una manifestazione, tutte le volte che andate allo stadio (e accade ogni maledetta domenica, per motivi estremamente più futili rispetto all’esproprio delle terre e alla difesa dei diritti individuali) vi trovate a fronteggiare situazioni simili e provocazioni decisamene più pesanti. Eppure a nessuno viene in mente di tributare a uno qualsiasi dei tuoi colleghi i più alti onori della cronaca. Certo, la colpa non è tua. Non hai chiesto tu di finire su tutte le pagine dei giornali, su tutti i telegiornali e in tutte le trasmissioni televisive di attualità e di approfondimento. Credo piuttosto che tu sia stato un simbolo, una pretestuosa scusante per dare modo alla nostra società un po’ ipocrita di esibirsi in una dimostrazione di retorica e creare un eroe, lo Stato, e un anti-eroe, il valsusino. Vista da questa prospettiva, certo, anche questo può significare servire la patria.

Qualcuno ha detto che sta dalla parte delle forze dell’ordine, “senza se e senza ma”. Anch’io, nell’immaginario iper-semplificato di società che ho in testa, sto idealmente dalla parte delle forze dell’ordine. Ci sto nel presupposto che dall’altra parte ci siano i cattivi, i fuorilegge, e che da questa parte (la tua) ci siano i buoni, quelli che la legge vogliono farla rispettare. Ma da quando ho scoperto che perfino la vecchia narrativa dei film western, con i cowboys invariabilmente dalla parte dei buoni e gli indiani senza scampo da quella dei cattivi, era in realtà una forzatura ad uso e consumo dell’immaginario collettivo – e delle convenienze politiche – ho imparato che dividere le cose con l’accetta, accentuando i contrasti fino a creare artificialmente un bianco smagliante e un nero profondo, è forse più semplice, ma non permette di costruirsi una buona rappresentazione della realtà.

E’ per questo che mi permetto di dire che sì, sto dalla parte delle forze dell’ordine, ma personalmente qualche “se” e qualche “ma” ce li metto. Altrimenti non sarei obiettivo e farei dei torti che non ho proprio cuore di fare. Perché tu hai fatto la tua parte con onore, hai fatto cioè il tuo lavoro, ma non si può dire altrettanto di alcuni tuoi colleghi. Sto dalla parte delle forze dell’ordine, per esempio, ma non se gettano un ragazzo per terra, Stefano Cucchi, procurandogli lesioni toraciche e infierendo poi con calci e pugni. Non se fermano un ragazzo che sta bene, cioè, e lo restituiscono alla sua famiglia in una bara (anche se per Angelino Alfano era solo caduto dalle scale). Sto dalla parte delle forze dell’ordine, ma non se uccidono a suon di “colpi ripetuti, molto violenti e volontari”, inferti negli uffici della Polfer della Stazione Centrale di Milano, un clochard di nome Giuseppe Turrisi, cercando poi di sostenere che fosse ubriaco. Sto dalla parte delle forze dell’ordine, ma non se sparano ad altezza uomo sull’autostrada, sentendosi un po’ cowboys, uccidendo un ragazzo di 28 anni, Gabriele Sandri, che aveva l’unico torto di non avere una divisa e una pistola. Sto dalla parte delle forze dell’ordine, certo, ma non se arrestano un uomo di 44 anni nella sua casa di campagna, Aldo Bianzino, per coltivazione e detenzione di canapa indiana, e lo restituiscono morto due giorni dopo, non senza aver cercato di attribuire il decesso a “malattie cardiache senza segni esterni di violenza", quando l’autopsia accerterà che è morto invece “per cause non accidentali e che il suo cadavere presenta chiari segni di lesioni traumatiche: 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate”. Dopo la morte successiva della moglie, Aldo lascia tra l'altro un ragazzino di 14 anni orfano, Rudra. E non sto neppure dalla parte delle forze dell’ordine, senza se e senza ma, quando fermano uno studente ferrarese di 18 anni, Federico Aldrovandi, e ne causano la morte per “anossia posturale”, dovuta al caricamento sulla schiena di uno o più poliziotti durante l’immobilizzazione.

E neppure posso stare dalla parte delle forze dell’ordine, tanto più senza se e senza ma, quando entrano di notte in una scuola, la Diaz, e iniziano a massacrare i ragazzi quando stanno ancora dormendo, lasciando ciuffi di capelli e denti vicino agli zoccoli che corrono sul pavimento, a indicare che le vittime erano sdraiate mentre venivano colpite e che furono trascinate poi fuori facendo loro strisciare la testa lungo le scale, lasciando lunghe scie di sangue sulle pareti. Così come non sto con le forze dell’ordine che pestarono a sangue i giovani fermati alla Caserma Bolzaneto, visto che, come confermarono i giudici, si resero responsabili di atti di tortura in piena regola. Non ci sto perché, come ebbe a dire il senatore Nando Dalla Chiesa, figlio di quel generale che rappresentava proprio le forze dell’ordine, si trattò di “una delle più grandi offese perpetrate nei confronti dello Stato di diritto in tutta la storia della Repubblica”.

Cara pecorella, che pecorella non sei, tutto questo non è certo colpa tua, ma spero che tu comprenda, adesso, perché non posso stare dalla tua parte “senza se e senza ma”. Mi comprenderai perché prima di essere un agente delle forze dell’ordine, tu sei innanzitutto un cittadino italiano come me, ed è proprio dalla parte dei cittadini che bisogna stare, senza se e senza ma. Dalla parte di quelli onesti però, condannando quelli disonesti, che indossino una divisa oppure no.

Buon lavoro,
Claudio Messora


Inferno Bolzaneto: la verità di Nando Dalla Chiesa

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