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I 7 re di Roma tra realta' e leggenda

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2010 18:22
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07/01/2010 18:22





Il periodo monarchico di Roma durò circa 2 secoli e mezzo.

La città si trasformò, in tale tempo, da colonia di Alba a città egemone di una vasta area compresa tra la riva sinistra del Tevere, la costa fino al Circeo e l'entroterra con le principali città latine e sabine.

Romolo e Remo avevano scelto il luogo giusto per la nuova città: un ponte, un guado, un porto marittimo-fluviale, un crocevia di strade da est ad ovest e da nord a sud, un centro di traffici e scambi commerciali.

Roma, che si trovava al confine di tre zone abitate da popoli diversi per lingua e per cultura (latini, etruschi e sabini), divenne un polo di interesse anche per mercanti greci e cartaginesi.

Nella città, latina per nascita e cultura, convissero uomini di diversa origine che affluirono attratti dalla notevole espansione economica o costretti dagli stessi governanti di Roma che erano soliti condurre in città le popolazioni vinte in battaglia.

A Roma Tarquinio Prisco, di padre greco e di madre etrusca, venne in cerca di fortuna perché a Tarquinia chi non era completamente etrusco veniva limitato nei suoi diritti. E Tarquinio divenne re di Roma, come prima lo erano stati cittadini di origine latina e sabina.

Ma chi arrivava a Roma, cessava di essere albano, sabino, etrusco, latino e diveniva orgogliosamente Romano.


Località: Roma

Epoca: 753-509 a.C.



Il passaggio del Tevere

L'isola Tiberina costituì fin dall'antichità un ottimo punto di passaggio del Tevere. Era abbastanza facile unire le due rive del Tevere all'isola con passerelle o ponti improvvisati.

Il guado

Inoltre a valle dell'isola, presso il Velabro, il Tevere diveniva guadabile anche per le mandrie. Non a caso l'area pianeggiante compresa tra la riva sinistra del Tevere, il Palatino, l'Aventino e il Campidoglio venne in seguito chiamata Foro Boario.

Il porto

Le navi provenienti dal mare potevano risalire il Tevere, a forza di remi o trascinate dai buoi che percorrevano gli argini del fiume, fino a raggiungere il grande mercato del Foro Boario. L'assenza di porti importanti lungo la costa era un elemento a favore del traffico mercantile marittimo e fluviale.

I pascoli e il mercato

I pastori della Sabina durante il periodo invernale scendevano verso la valle del Tevere dove trovavano un ottimo pascolo. Il Foro Boario divenne un luogo dove potevano vendere il bestiame e i loro prodotti.

Le saline

Dalle località costiere, alla foce del Tevere, proveniva il sale che veniva avviato verso le località interne attravero la via Salaria.

I metalli

Le città etrusche erano interessate al commercio dei metalli che intendevano esportare verso il sud dell'Italia.

Zona di confine

La zona nei pressi dell'isola Tiberina divenne naturalmente un'area di rilevante interesse dal punto di vista dei trasporti e del commercio anche perché si trovava al confine tra il territorio controllato dagli Etruschi, sulla destra del Tevere, e il territorio controllato dai Latini sulla sinistra. Più a nord, sempre lungo il percorso del fiume si trovavano i Falisci, sulla destra, e i Sabini, sulla sinistra.

Le città sulla destra del Tevere

Le principali città etrusche nell'area a nord del Latium Vetus erano:

- Veio, nei pressi dell'attuale Isola Farnese, a circa 20 Km da Roma sulla via Cassia;

- Cere (nei pressi della odierna Cerveteri) a circa 45 Km da Roma sulla via Aurelia;

- Tarquinia a circa 90 Km da Roma sulla via Aurelia.

Altre città sulla riva destra del Tevere erano:

- Falerii Vetus (Civita Castellana), nei pressi della via Flaminia, a circa 55 Km da Roma. Fu la capitale dei Falisci.

- Capena, nei pressi della località Civitucola, non lontano dall'odierna Capena,a circa 40 Km da Roma sulla via Tiberina. Nei pressi di Capena era un guado del Tevere. In località Feronia era un grande santuario nei cui pressi si svolgeva una fiera.

Le città sulla sinistra del Tevere

Le principali città latine erano:

- Alba, costruita sui Colli Albani nei pressi di Castelgandolfo, a circa 25 Km da Roma sulla via Appia. Secondo la tradizione Alba era stata fondata da Ascanio, figlio di Enea. Vi nacquero Romolo e Remo.

- Tuscolo, sui Colli Albani, nei pressi di Frascati, a circa 25 Km da Roma sulla via Tuscolana. Secondo la tradizione fu fondata da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe.

- Lavinio, situata tra Ostia e Ardea nella zona di Pratica di Mare, a circa 35 Km da Roma sulla via Pontina. Venne fondata da Enea in onore della moglie Lavinia, figlia di Latino, re eponimo dei Latini. Da non confondere con l'odierna Lavinio Lido di Enea sita a circa 55 Km a sud di Roma.

- Laurento, la capitale del regno di Latino. identificata da alcuni con Castel Porziano, da altri con una località tra Lavinio e Ardea, e da altri ancora con la stessa Lavinio.

La principale città dei Sabini era Cures, a circa 40 Km da Roma sulla via Salaria, tra Passo Corese e Farfa, in località detta degli Arci.

Nodo stradale

La strada che dall'Etruria passava per Veio raggiungeva Roma e s'inoltrava nel Lazio secondo la direttrice nord-sud in direzione della Campania. Veio aveva anche una strada alternativa che passava il Tevere nei pressi di Fidene a circa 10 Km a nord di Roma.

La via Salaria invece dalla foce del Tevere si dirigeva verso l'interno secondo la direttrice est-ovest in direzione delle terre dei Sabini.

L'area nei pressi dell'isola Tiberina, attraverso il tempo divenne un nodo stradale fondamentale per i traffici mercantili, tenuto anche conto del fatto che le vie fluviali erano le autostrade dell'epoca.

Fondazione di Roma (753 a.C.)

Nell'VIII secolo a.C. Roma venne fondata come città latina sulla riva sinistra del Tevere, probabilmente come colonia di Alba, da cui provenivano i gemelli Romolo e Remo, figli di Rea Silvia, figlia di Numitore, re di Alba. La tradizione indica il 21 aprile 753 a.C. come il giorno natale di Roma.

La città venne fondata da Romolo sul Palatino. Sorsero dei contrasti con il fratello Remo, che perse la vita.

I primi abitanti furono albani. Romolo cercò di attrarre esuli e fuggiaschi dai villaggi vicini per ingrandire la città. Altri arrivarono pensando di far fortuna nella nuova città.

Ratto delle Sabine

L'incremento del numero degli uomini provocò una scarsità di donne. Nacquero dei contrasti con le vicine popolazioni di stirpe sabina a causa dei tentativi dei Romani di impadronirsi delle loro donne. Durante una festa religiosa i Romani rapirono circa 6oo Sabine.

Tito Tazio

Tito Tazio, re della città sabina di Cures, dopo l'episodio del ratto delle Sabine, attaccò Roma. Tarpea tradì i Romani e i Sabini si impossessarono del Campidoglio. Ma le donne riuscirono a interrompere il conflitto e a far concludere la pace tra Sabini e Romani. Tito Tazio divenne re di Roma in associazione con Romolo.

Molto Sabini andarono a vivere a Roma e si stabilirono sul Quirinale.

Pochi anni dopo Tito Tazio venne ucciso dai cittadini di Laurento.

La morte di Romolo (715)

Romolo governò Roma per 38 anni.

Scomparve durante una tempesta. Secondo alcuni venne assunto in cielo e fu identificato con il dio Quirino, secondo altri furono i nobili romani a ucciderlo.

Numa Pompilio (715-673)

Numa Pompilio fu il secondo re di Roma. Di origine sabina. Pompilius è l'equivalente sabino del romano Quinctilius. Numa potrebbe essere etrusco.

Portò 42 anni di pace.

Costruì la Regia, sua residenza nel Foro.

Notevole la sua opera in campo religioso:

- Istituì i collegi sacerdotali: flamines, pontifices, salii e vergini vestali.

- Riformò il calendario facendo corrispondere l'anno solare e quello lunare stabilendo che durasse 12 mesi anziché i 10 fino ad allora in uso.

Secondo la tradizione Numa era consigliato dalla ninfa Egeria, divinità delle sorgenti.

Tullo Ostilio (673-642)

Tullo Ostilio fu il terzo re di Roma. Hostis significa nemico e Tullo fu un re guerriero.

Regnò 32 anni.

Costruì la Curia Hostilia, sede del Senato.

Respinse un attacco di Alba, poi conquistò la città. Gli albani vennero deportati a Roma e si stabilirono sul Celio.

Durante questa guerra avvenne l'episodio della lotta tra Orazi e Curiazi.

Dopo la guerra Alba inizia il suo declino.

Anco Marcio (642-617)

Anco Marcio fu il quarto re di Roma. Di origine sabina. Ancus è nome tipicamente sabino. Marcius è nome plebeo.

Era figlio di una figlia di Numa Pompilio.

Regnò 25 anni.

Fondò Ostia alla foce del Tevere, a circa 30 Km da Roma. Organizzò il commercio ed il trasporto del sale.

Ostia significa foce, porta: Ostia Tiberis.

Fortificò il Gianicolo.

Costruì il ponte Sublicio, il primo vero ponte in legno sul Tevere. Le sublicae sono i pali sopra i quali si appoggia il ponte. La costruzione fece concorrenza al passaggio del Tevere di Fidene e a quello dell'Aniene di Collatia.

Combatté vittorisamente contro i Latini, che furono sconfitti a Medullia. I vinti furono deportati a Roma nella Valle Murcia, tra Palatino e Aventino, dove in seguito sarà costruito il Circo Massimo.

Roma prima dei Tarquini

Con la morte di Anco Marcio termina il periodo "albano-sabino", durato circa 140 anni, e inizia il periodo "etrusco".

Roma è diventata una delle grandi città del Lazio. Controlla un vasto territorio compreso tra il mare e i colli Albani.

Tarquinio Prisco (616-579)

Tarquinio Prisco era figlio di Demarato e di una donna di Tarquinia.

Demarato era un nobile greco fuggito dalla città di Corinto intorno al 657 in seguito alla presa del potere da parte del tiranno Cipselo, che aveva rovesciato l'aristocrazia bacchiade. Trasferitosi a Tarquinia con tutte le sue ricchezze si era sposato e aveva avuto due figli: Arrunte e Lucumone.

Arrunte muore e Lucumone diventa l'erede di tutti i beni del padre. Si sposa con Tanaquilla, una donna piena di ambizione che lo convince a spostarsi a Roma, una città priva di pregiudizi sull'origine straniera delle persone.

Lucumone cambia il proprio nome in uno latino: Lucio Tarquinio.

Lucio diviene amico di Anco Marcio che lo nomina tutore dei suoi figli e forse lo associa al trono. Alla morte dell'anziano re il popolo romano acclama Tarquinio nuovo re di Roma.

L'avvento di un re di origine etrusca coincide con il predominio etrusco del VI secolo a.C.

Cere, Tarquinia, Vulci e Veio lottano tra loro per il predominio nel Lazio. Ardea, Collazia e Gabi subiscono una forte influenza etrusca.

Lucio Tarquinio regnò 38 anni.

Combatté contro i Sabini e contro i Latini.

Occupò la città latina di Apiolae.

Vinse Collatia assicurandosi il controllo della direttrice Cere-Veio-Gabi-Praeneste e quindi della via Latina in direzione della Campania.

Occupò le città latine situate tra il Tevere e l'Aniene: Corniculo, Crustumerio, Ficulea, Cameria, Ameriola, Nomentum (odierna Mentana a circa 30 Km a nord-est di Roma), Fidene (oggi alla periferia di Roma) e ne trasportò gli abitanti a Roma.

Costruì una nuova cinta muraria in pietra. Realizzò un complesso sistema di canalizzazione per eliminare la acque dalla valle tra il Campidoglio e il Palatino: la Cloaca Maxima ancor oggi esistente.

Diede notevole impulso all'architettura urbana. Aprì nuove strade. Pavimentò le piazze. Costruì templi, tra cui quello di Giove Capitolino, e ristrutturò edifici, tra cui la Regia.

Fece drenare anche la valle tra il Palatino e l'Aventino. Nell'area recuperata fece costruire il Circo Massimo.

Nel 579 Tarquinio fu ucciso ad opera di persone legate all'ambiente dei figli di Anco Marcio.

Tanaquilla, dapprima nascose al popolo la morte di Tarquinio, e poi riuscì a far nominare Servio Tullio re di Roma.

Servio Tullio (578-534)

Servio Tullio regnò 44 anni.

Il suo nome è associato a due fatti: la costituzione serviana e il tempio di Diana sull'Aventino.

Servio era figlio di Ocrisia, nativa della città latina di Cornicolo, probabilmente Montecelio, poco a est di Roma.

Si narra che Ocrisia rimanesse incinta per opera di un dio, fatto non sconosciuto alla mitologia ed utilizzato quando si volevano esaltare persone prive di albero genealogico.

La madre fu catturata quando Tarquinio Prisco conquistò la città di Cornicolo.

Il nome Ocrisia deriva da un'antica radice italica ocri che significa monte.

Servio venne educato a Roma nel palazzo reale. Sposò una figlia di Tarquinio.

Secondo Claudio, Servio Tullio, con il nome di Mastarna, avrebbe avuto un ruolo importante nella storia di Vulci, città etrusca. Amico di Celio e Aulo Vibenna, signori di Vulci (nei pressi di Montalto di Castro, a circa 110 Km da Roma vicino al mare), avrebbe combattuto al loro fianco senza fortuna. Con i resti dell'esercito si sarebbe posto al servizio di Tarquinio, che per ricompensa gli avrebbe permesso di abitare con i suoi compagni sulla collina a cui diede il nome di Celio, in onore del suo capo.

Mastarna è un nome latino etruschizzato, deriva da magister e significhebbe qualcosa di analogo a "il condottiero".

Il termine servus, non di origine indoeuropea e forse etrusco, significava straniero senza diritti, apolide.

In sostanza il sesto re di Roma sarebbe stato conosciuto con un nome etrusco a Roma ed uno latino in Etruria.

La costruzione sull'Aventino del tempio dedicato a Diana, l'Artemide greca, fu un atto di politica internazionale.

Il tempio sull'Aventino, costruito intorno al 540 a.C., mirava a riunire politicamente e religiosamente Roma, il Lazio e l'Etruria meridionale, a somiglianza del sistema federale etrusco dei Dodici Popoli.

La fondazione del tempio veniva festeggiata il 13 agosto.

Servio Tullio eresse i templi gemelli di Mater Matuta e della dea Fortuna nel Foro Boario, il mercato in riva al Tevere.

Mater Matuta è una divinità italica, con tempio principale a Satrico, città sulla via Appia nel territorio di Antium.

La dea della Fortuna, tradizionale divinità latina, era simboleggiata da una statua velata, come quelle degli dei etruschi del Fato.

La fondazione dei templi gemelli veniva festeggiata l'11 giugno.

Il tempio di Fors Fortuna venne costruito sull'altra sponda del Tevere, fuori della cinta cittadina e alle celebrazioni potevano partecipare gli schiavi.

Servio Tullio divise la popolazione romana in base al territorio, indipendentemente da criteri etnici o di nascita. La cittadinanza venne a dipendere dal luogo di residenza. In tal modo molti immigrati, mercanti, agricoltori etruschi o di altra provenienza poterono divenire cittadini romani, fedeli a Roma prima che alla famiglia o al gruppo etnico.

Vennero definite 4 tribù urbane: Suburana (il Celio), Palatina, Esquilina, Collina. Il numero delle tribù extra-urbane, inizialmente 16, arrivò in seguito a 31.

L'appartenenza ad una circoscrizione territoriale (tribus), basata sul domicilio, consentì lo sviluppo di un catasto per valutare i beni fondiari ed assegnare i cittadini ad una classe e fissare il tributum relativo.

Il popolo romano fu diviso in cinque classi di cittadini/soldati in base al censo.

Ogni classe forniva all'esercito un certo numero di centurie, gruppi di cento uomini. Nella prima classe, la più ricca, si reclutavano 18 centurie di cavalieri e 80 di fanti, Nella seconda, terza e quarta 20 centurie e nella quinta 30. Un sistema di tassazione proporzionale al reddito.

Erano esentati dal servizio militare e dalle spese connesse i cittadini con un reddito molto basso (i capite censi).

Le centurie all'interno di ogni classe si distinguevano in quelle formate da seniores, la riserva dei cittadini al di sopra di 46 anni, e quelle formate da iuniores, i combattenti effettivi. Le centurie di iuniores e di seniores erano in numero pari.

I diritti politici erano proporzionali ai servizi che i cittadini fornivano all'esercito.

Ogni centuria, in quanto unità di combattimento era una unità di voto. I capite censi formavano una sola centuria.

In totale si avevano 193 centurie, con maggioranza assoluta della prima classe (80+18).

Il sistema eliminava i privilegi della nascita o della etnia, e nel contempo evitava gli inconvenienti della tirannia del numero.

I Comizi Centuriati costituirono l'assemblea dei soldati e si riunirono all'esterno dei sacri confini della città. Questa assemblea divenne l'entità dominante dopo la caduta della monarchia, sia dal punto di vista legislativo che elettorale.

Tarquinio il Superbo (534-509)

Servio Tullio fece sposare le sue due figlie con i figli di Tarquinio Prisco. Il maggiore Lucio Tarquinio sposò Tullia Maggiore, dolce e mite. Il minore sposò Tullia Minore, malvagia e perfida.

Lucio Tarquinio e Tullia Minore si misero d'accordo per eliminare i rispettivi coniugi e sposarsi tra loro. Poi Lucio aggredì Servio Tullio e lo uccise. Tullia Minore, che aveva istigato il marito all'omicidio, non fermò il proprio carro davanti al cadavere del padre e lo travolse.

Lucio Tarquinio salì al trono e regnò 25 anni.

Impose ai Romani un regime tirannico. Tolse il potere al Senato. Obbligò la plebe ad una specie di lavori forzati per le costruzioni.

Eliminò Turno Erdonio, sovrano di Ariccia, che aveva osato ostacolare il suo potere sulla Lega Latina.

Diede sua figlia in moglie a Ottavio Mamilio, sovrano di Tuscolo.

Conquistò Suessa Pometia, odierna Pomezia a circa 30 Km da Roma all'interno in direzione sud.

Fece finta di scacciare da Roma suo figlio Sesto, che chiese rifugio agli abitanti di Gabi. Ma una volta accolto in città Sesto fece uccidere gli avversari di Roma e prese il potere.

Tarquinio rafforzò il predominio di Roma sulla costa con la fondazione delle colonie di Signia, odierna Segni a circa 60 Km da Roma nell'interno in direzione sud, e Circei (nei pressi della odierna S. Felice Circeo, a circa 100 Km da Roma sul mare).

Concluse della alleanze con Ecetra, antica capitale dei Volsci, e Antium (odierna Anzio a 60 Km da Roma sul mare). Fece trattati con gli Ernici e gli Equi.

Nel 510 Sesto sedusse con la forza Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino, cugino di Tarquinio il Superbo.

Lucrezia riferì il fatto a Collatino, al padre Spurio Lucrezio ed agli amici Publio Valerio e Lucio Giunio Bruto, figlio di Tarquinia, sorella di Tarquinio il Superbo. Poi, senza dar tempo ai parenti e agli amici di intervenire, si uccise.

L'indegna azione di Sesto provocò la ribellione dei Romani. I nobili ed il popolo insorsero prendendo il controllo di Roma.

Tarquinio il Superbo, che stava conducendo l'assedio di Ardea (40 Km da Roma), rientrò velocemente a Roma. Ma trovò le porte della città chiuse.

Nel 509 Lucio Giunio Bruto e Tarquinio Collatino, entrambi parenti di Tarquinio il Superbo, divennero i primi consoli della Roma repubblicana.

Sesto fuggì a Gabi dove venne ucciso. Tarquinio fuggì a Cere.

Dall'esilio Tarquinio cercò di rientrare con l'appoggio di Porsenna, re etrusco di Chiusi (160 Km da Roma). Ma nel 508 l'assedio di Roma fallì anche per opera delle azioni eroiche di Orazio Coclite, Muzio Scevola e Clelia.

Durante l'assedio di Roma, Orazio Coclite difese da solo il ponte Sublicio per consentire agli altri soldati di tagliarlo. Secondo Livio Orazio rimase ferito ma si salvò. Coclite significa con un solo occhio.

Gaio Mucio Cordo, durante l'assedio, si recò nel campo etrusco per uccidere Porsenna, ma pugnalò un'altro al suo posto. Condotto davanti a Porsenna, mise sul fuoco la mano che aveva sbagliato nel colpire. Porsenna riconobbe il suo coraggio e gli restituì la spada. Allora Mucio disse che altri 300 Romani erano pronti a tentare l'impresa che lui aveva fallito. Allora Porsenna decise di non prolungare oltre la guerra contro un popolo tanto coraggioso e concluse un armistizio con Roma. In conseguenza del fatto Mucio venne chiamato Scevola, ossia mancino.

Clelia, una nobile romana, era stata consegnata come ostaggio a Porsenna, ma riuscì a fuggire dal campo etrusco insieme alle sue compagne. Porsenna reclamò la fanciulla e poi la rimandò a Roma carica di onori in riconoscimento del suo valore.

Tarquinio andò in esilio presso il proprio genero Ottavio Mamilio a Tuscolo.

Nel 506 Arrunte, il figlio di Porsenna, venne sconfitto ad Ariccia (25 Km da Roma) da una alleanza di città latine, esclusa Roma, e della città greca di Cuma (240 Km da Roma), dove regnava il tiranno Aristodemo.

Tarquinio finì i suoi giorni a Cuma dove morirà nel 495.

Secondo un'altra versione Porsenna avrebbe cacciato via da Roma Tarquinio, che avrebbe chiesto aiuto alle altre città latine e greche. Si spiegherebbe meglio anche la fine di Tarquinio presso Aristodemo.

L'odio dei Romani per la monarchia si manterrà nei secoli. Nessun romano oserà riprendere il titolo di re.


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