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L’Italia di Renzi: riduzione di tasse con delitto

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2014 19:55
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23/10/2014 19:55

Con la presentazione della legge di Stabilità 2015 è arrivata l’occasione di un ennesimo circo mediatico allestito dall’attuale Presidente del Consiglio. Un altro roboante one man show con toni trionfalistici, qualche provocazione e le immancabili slide. Il leitmotiv è quello annunciato in conferenza stampa: Stiamo parlando della più grande riduzione delle tasse nella storia. Chi vi ha assistito ha poi affermato che più che a una conferenza stampa sembrava di partecipare a una televendita.


Così è automatico chiedersi: se un’analoga performance l’avesse messa in scena Berlusconi, quali effetti esplosivi avrebbe generato il giorno dopo nella pletora di opinionisti benpensanti, radical chic e comici satirici?

Trattasi però di domanda che non avrà mai una risposta certa, perché siamo da tempo entrati nell’Italia di Renzi, una realtà parallela in cui quelle regole del gioco da sempre invocate dalla parte politica dell’attuale premier non valgono più per via della ragion di Stato. E comunque, se si è all’ultima spiaggia, ogni azione è permessa e giustificata, persino quella di annunciare una riduzione delle tasse “con delitto”: la parte del morto la fanno gli italiani.

Se si restasse al titolo delle slide, 18 miliardi di tasse in meno, si potrebbe pure dire che siamo di fronte a un abbattimento epocale della pressione fiscale. Tuttavia meglio non fermarsi al nome del film, ma controlliamo anche la trama, nella quale si annidano le trappole e i bluff. Partiamo da questi ultimi. Uno è immediatamente visibile: Renzi si rivende ancora gli 80 euro come riduzione delle tasse nel 2015. Poco importa che ciò abbia già mostrato i propri limiti, in primis non avere effetti sui consumi essendo poi ampiamente sperequativa, perché favorisce appena 11 milioni di italiani. Il secondo trucco è il tralasciare che la finanziaria sarà di circa 30 miliardi e il nascondere sotto il tappeto l’incremento di 4 miliardi di tasse sulle rendite. Ancora da capire se finanziarie o immobiliari: anche perché, visto che è in discussione al ministero del Tesoro, l’accorpamento di Tasi e Imu, sono in molti a paventare che ci si prepari, con la scusa di semplificare l’imposizione, a sferrare il colpo di grazia sul settore dell’edilizia. Inoltre quei 5,7 miliardi di tagli a Regioni, Province e Comuni che rischiano di trasformarsu maggiori tasse locali: e la fregatura è servita.

Poi ci sono le trappole nascoste in quei 15 miliardi di maggiori entrate che Renzi afferma di ottenere dalla spending review (sarebbe da capire con quale presunzione pensi di centrare l’obiettivo, visto che il debito delle amministrazioni centrali è lievitato da quando è al governo) e dai 4 miliardi che dovrebbero rientrare con la lotta all’evasione. Una cifra quest’ultima, e si è visto dal 2011 ad oggi con i presidenti Monti e Letta, che non può essere raggiungibile e che pende come eterna spada di Damocle sulle aliquote Iva, che potrebbero incrementare laddove non si raggiungano le coperture nella riduzione del fisco.

Insomma, Renzi è un re nudo, ma persiste nella sua continua corsa al rilancio. Durante la conferenza ha sfidato il mondo delle imprese, appellandosi al caro imprenditore: assumi a tempo indeterminato? Guarda, ti levo l’articolo 18, i contributi e la componente lavoro dall’Irap. Mamma mia, ma cosa vuoi di più? Ti tolgo ogni alibi e ti do una grande occasione. Peccato che qui a non avere più alibi è rimasto proprio il Renzi, poiché con questa manovra-slogan ha giocato tutte le carte, pure quelle che non aveva in mano.

A poche ore dalle sue dichiarazioni l’Istat gli impone una bella doccia fredda: il rapporto deficit/Pil nei primi sei mesi del 2014 non sarebbe del 2,2%, ma del 3,8%. Una percentuale che, seppure passata sotto silenzio dai principali media, lo mette spalle al muro con l’Europa e rischia di provocare effetti devastanti sull’economia italiana, in particolare in termini di rialzo dello spread e cioè di costo del denaro per lo Stato e per le imprese. Se si pensa che la “più grande riduzione delle tasse” sbandierata da Renzi sarà finanziata per 11 miliardi con un maggiore deficit, che cosa succederebbe se il costo del debito esplodesse proprio come nel 2011? Sarebbe un collasso finanziario che avvicinerebbe molto l’Italia alle sorti della Grecia, con la conseguente implosione sociale che fino ad oggi avevamo appena assaggiato oppure osservato come spettatori, e che domani potrebbe vederci come protagonisti: purtroppo nella parte del morto in questo tragico e squallido film noir.

Per saperne di più: italian.ruvr.ru/2014_10_20/L-Italia-di-Renzi-riduzione-di-tasse-con-delit...


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