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Crisi Italia, i ladri del futuro sono inamovibili

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2014 15:37
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07/10/2014 15:34

Di record negativo in record negativo, l’Italia è sempre più in caduta libera. Avvitata in una crisi economica e finanziaria e in più in generale in una crisi di valori che sembra non avere fine.

Ci pare veramente incredibile che la classe politica al comando, sia italiana che europea, non paghi mai pegno: loro, i veri ladri del futuro e del benessere, non si tolgono dai loro posti.

Anzi, continuano a rilasciare dichiarazioni vuote come i risultati che danno ai cittadini


Intervenuto alla conferenza interparlamentare della Camera sul fiscal compact, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è detto convinto che la congiuntura economica sia stata peggiore del previsto, e che di conseguenza l’Europa dovrebbe considerare tali circostanze nella valutazione degli sforzi compiuti dagli Stati membri per rispettare i vincoli di bilancio. Poi, come affermato più volte da lui stesso e dai suoi predecessori, è necessario che le politiche europee siano improntate non solo all’austerità, ma anche e soprattutto alle riforme strutturali.

Queste parole racchiudono innumerevoli contraddizioni. La prima è che chi invoca dall’Ue regole e trattamenti diversi, quando poi si trova dall’altra parte della barricata non concede scorciatoie ai Comuni virtuosi sul Patto di Stabilità. Anzi, continua a scaricare sugli Enti locali il peso delle sue scelte, sebbene anche recentemente Bankitalia abbia attestato che il debito delle Amministrazioni locali sia sceso di 0,7 miliardi e che quello delle Amministrazioni centrali (che sono di competenza diretta del Presidente del Consiglio) sia invece aumentato di 1 miliardo. E così il premio per aver contribuito a tenere i conti in regola è la previsione di Renzi per la prossima legge di stabilità di una sforbiciata di 4 miliardi sulle Regioni e di 2 sui Comuni; e già il decreto sugli 80 euro aveva giustificato su di essi tagli da 700 milioni. Ecco il vero volto della riconoscenza per i risultati ottenuti sul campo.

In secondo luogo, nelle battute del ministro dell’Economia c’è la vecchia litania dei governanti italici in difficoltà, che implorano a intermittenza misure non disegnate solo su esigenze di austerity. E allora i cittadini italiani dovrebbe chiedersi chi hanno votato in Europa: degli alieni o quelle stesse forze politiche che sono maggioranza e opposizione in Italia? Perché a sentire queste parole pare che i partiti italiani non abbiano una degna rappresentanza nell’assise comunitaria, quasi che vivessero l’Ue come una dittatura alla quale non possano sottrarsi. Invece, se si contassero i nemici dell’austerity nel Parlamento europeo troveremmo una coalizione più che maggioritaria contro questo tipo di imposizioni teutoniche. Il problema sta nella debolezza della rappresentanza di certe nazioni, che al momento di imporsi soffrono di una sindrome di sudditanza dovuta in gran parte agli insuccessi raccolti in patria.

Ed è proprio qui che si innesta la più grande contraddizione di Padoan. Ebbene, il ministro chiede meno severità per chi ha imboccato la strada delle riforme strutturali; ma per essere credibili bisognerebbe fornirne una prova, dal momento che tutti i dati raccontano l’opposto. Basti citare lo studio del network americano Bloomberg, secondo cui il debito pubblico di ogni italiano cresce di 141,2 euro al mese da quando è arrivato Renzi, cioè quattro volte tanto il governo Monti. Altro dettaglio curioso: in questi giorni si sta svolgendo la votazione indiretta per le Province, alla quale sono chiamati i consiglieri comunali dei territori interessanti; scusate, ma le Province non dovevano essere abolite? A questo si aggiunge il caos sul Jobs Act, la riforma del lavoro: un immenso cantiere, confuso come l’anglicismo da pelle d’oca che lo denomina.

E sono di queste ore i nuovi record raggiunti in materia di imposizione fiscale. La Cgia di Mestre ha segnalato che il peso delle tasse e degli oneri parafiscali sui prezzi netti di energia elettrica e gas è tra i più elevati d’Europa, attestandosi attorno al 49%: ovvero ad ogni euro di consumo di gas e corrente elettrica che si paga ai fornitori, quasi la metà va via in tasse.

Intanto, il maggior gettito dovuto al combinato disposto di Imu e Tasi deriva da altri aumenti: dal 2013, in tre comuni capoluogo di provincia su quattro, è cresciuta la tassazione sui capannoni industriali, arrivando alla cifra spaziale di +190% rispetto a metà anni ’90. Chissà con quale disposizione d’animo un imprenditore del settore procederà a nuove assunzioni...

Eppure i divoratori del benessere e del futuro degli italiani restano inamovibili. A farne le spese sono i Cottarelli e chiunque alzi la voce ricordando loro che hanno degli obblighi verso la collettività.
italian.ruvr.ru/2014_10_02/Crisi-Italia-i-ladri-del-futuro-sono-inamovibi...
[Modificato da (richard) 07/10/2014 15:37]

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