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ATLANTIDE E "ATLANTOLOGIA"

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2012 22:15
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16/03/2012 22:15



Il 18 dicembre 2003 moriva a 90 anni Charles Berlitz, uno dei nomi più altisonanti della cosiddetta "Atlantologia", scrittore di fama internazionale per i suoi bestseller "Mistero di Atlantide" (1976) e "Atlantide, l'Ottavo Continente" (1984).

I due libri furono preziosi, all'epoca, non solo per la ricchezza d'informazioni, ma perché rinnovarono l'interesse popolare, di critica e d'indagine su Atlantide, dopo oltre vent'anni di abbandono.
Charles era il nipote di Maximilian Berlitz, fondatore dell'omonima scuola di lingue nota in tutto il mondo. Portò con successo il metodo di studio di suo nonno nel XX secolo, mediante l'utilizzo di audio e videocassette, e rese internazionale l'azienda. La sua dimestichezza in diverse lingue lo aveva portato inoltre a considerare la possibilità di una loro origine comune e alla civiltà perduta descritta da Platone. Fu inoltre favorito nella sua ricerca da ventisei anni passati come funzionario dell'Intelligence e dell'Esercito americani.
Grazie al suo background professionale e le sue investigazioni personali, Charles Berlitz diede notevole credibilità allo studio di Atlantide.
Durante le sue numerose apparizioni in pubblico, espresse fiducia nel fatto che Atlantide sarebbe stata ritrovata in un prossimo futuro. Era certo che si sarebbe sviluppata una tecnologia con attrezzature di ricerca in grado di eseguire rilievi sottomarini e che un giorno, nel XXI secolo, sarebbe anche stato possibile rendere trasparenti gli oceani. Quando ciò accadrà, diceva, la scomparsa della Capitale del mondo antico sarà rivelata.
Berlitz non fu il primo ricercatore a formulare tale previsione.
Quando il nonno Massimiliano stava aprendo la sua prima scuola di lingue a Parigi, nel 1878, il suo più famoso contemporaneo francese, Jules Verne, descriveva la scoperta di Atlantide in "20000 leghe sotto i mari".
Il romanzo di Jules Verne era ancora fresco di stampa, quando Ignatius Donnelly diventò il padre della moderna "Atlantologia" scrivendo il primo esame scientifico della perduta civiltà. Fu il primo a pensare che fosse non solo una civiltà super-avanzata, ma anche quella originaria (veduta contrastante con la moderna paleontologia, che colloca il primo 'uomo' in Africa) e concluse il suo pionieristico "Atlantis Antediluvian World" (1882), affermando: "Ci siamo quasi. L'investigazione scientifica avanza con passi da gigante. Chissà se tra cento anni, i grandi musei del mondo saranno pieni di gioielli, statue, armi e attrezzi di Atlantide, e se le biblioteche di tutto il mondo conterranno le traduzioni delle sue iscrizioni, gettando nuova luce su tutto il passato della storia della razza umana e su tutti i grandi problemi dei pensatori del nostro tempo?"
Mentre la speranza di Donnelly non è stata ancora soddisfatta, la sua visione degli sviluppi tecnologici al servizio dell'Atlantologia è oggi abbastanza reale, viste le recenti ricerche svolte nelle acque oceaniche dove sono state individuate antichissime e "intriganti" vestigia sommerse...

Nel 400 a.C. Platone descrisse Atlantide e nel 431 a.C. il grande drammaturgo ateniese Euripide fece pronunciare a Medea una frase profetica: "Giorno verrà, alla fine dei tempi, che l'Oceano scioglierà le catene del mondo, si aprirà la terra e non ci sanno più mondi sconosciuti!"

Più conosciuto per le sue visioni futuristiche è stato Michel de Nostradamus, il più famoso astrologo della storia. Le profezie, che pubblicò nel corso del 1555, ebbero inizio verso la metà del XVI secolo e si componevano di quartine, o quattro "stanze", raggruppate in centurie (100 quartine).
Le previsioni di Nostradamus hanno guadagnato l'attenzione internazionale per molti fatti descritti che sembrano essersi avverati, e soprattutto perché alcuni sembrano stranamente pertinenti al nostro tempo.
Per via della fama di Nostradamus, sono in pochi gli Atlantologi a non essere convinti che una delle sue profezie possa riferirsi alla scoperta della civiltà perduta.
Per esempio, nella Centuria II.22 si legge:

"Le camp Ascop de Europe partira, sadjoignant proche d'lsle submergée;
d'Arton classe phalange pliera Nobril du Monde: plus grand voix subrogée."

Nostradamus si riferisce all' "lsle submergée" (isola sommersa) come a "Nobril du Monde" (ombelico del mondo). E Atlantide, l'isola affondata, è conosciuta anche come l'ombelico del mondo; "classe phalange" suggerisce che degli investigatori altamente motivati lavorino insieme a un progetto comune, indicando anche che cooperino due diversi gruppi: Ascop e Arton (mai identificati, né prima né dopo il XVI secolo, anche se diverse industrie moderne e imprese di ricerca hanno collaborato in comuni investigazioni sottomarine). Inoltre, "grand voix subrogée" (grande voce sostituita) indicherebbe che l'opinione convenzionale degli scienziati (la grande voce), secondo i quali Atlantide è solo una leggenda, sarà sostituita da una nuova convinzione.

Edgar Cayce è stato indicato spesso come il Nostradamus del XX secolo.
Nato nel Kentucky nel 1877, è comunemente conosciuto come il "Profeta Dormiente", perché pronunciava le sue previsioni mentre era in trance profonda. Fino alla sua morte in Virginia, a soli 68 anni, Cayce dettò migliaia di "letture" ottenute per mezzo di un archivio spirituale che affermava di poter consultare solo mentre sperimentava uno stato alterato di coscienza. Fino all'età di 47 anni non pronunciò mai una parola su Atlantide. Nel 1922, improvvisamente, iniziò a ricordare un luogo in cui era vissuto in una precedente vita e che in stato di veglia gli era del tutto sconosciuto.
Suo figlio, Hugh Lynn Cayce, assicurava che il padre non aveva mai letto nulla su Atlantide e che non ha aveva assolutamente alcuna conoscenza in materia.
I suggestivi e talvolta verificabili dettagli delle sue "letture" su Atlantide, sono sorprendenti, sia perché non sapeva nulla di quella cultura, sia perché le sue cognizioni sparivano completamente quand'era sveglio, senza lasciare traccia. Come scrisse suo figlio, quelle su Atlantide furono le più fantastiche, bizzarre e impossibili informazioni provenienti dai "files" di Edgar Cayce.
Supponiamo, com'è stato ipotizzato, che il suo inconscio avesse davvero fabbricato questo materiale, intrecciando insieme leggende e scritti esistenti. In tal caso bisognerebbe ragionevolmente pensare che il suo sia stato il più sorprendente esempio di chiaroveggenza e di "scansione" telepatica di storie e leggende esistenti, impresse su stampa o nelle menti delle persone che si occupavano della teoria di Atlantide...

Non c'è da stupirsi, tra l'altro, che Edgar Cayce, da sveglio/conscio, fosse "ignorante" circa tutto quello che riguardava Atlantide. La sua istruzione era stata scarsa e il suo punto di riferimento doveva essere più spirituale che storico o accademico, in quanto la sua conoscenza del passato era stata spesso biblica, piuttosto che scolastica. Sembra chiaro, quindi, che l'argomento era al di fuori della sfera della sua competenza e che la sua esperienza rispecchiava la visione cristiana del mondo. Ma le sue "letture" sono credibili, poiché contenevano informazioni di poco o nessun senso - nel momento in cui erano state pronunciate - e anche perché sono state confermate più tardi da verifica scientifica.
Tra i più impressionanti di tutti, furono alcuni oscuri e fugaci riferimenti ad Atlantide fatti all'inizio degli anni '20 e ripetuti certuni un'unica altra volta dopo oltre due decenni, all'interno di uno stesso quadro di riferimento. Elementi persuasivi delle "letture" di Cayce che diedero agli scettici una seria pausa di riflessione e incoraggiarono molti investigatori, indipendentemente dalle loro convinzioni spirituali, a riconsiderare tutto ciò che avevano da dire su Atlantide. La sua previsione di trovare le prime vestigia atlantidee in prossimità degli Stati Uniti è stata di certo la più sorprendente.
Alcune miglia al largo delle Bahamas si trova l'isola di Bimini, 55 miglia a est di Miami. Al limite del suo punto più settentrionale, a soli 19 metri di profondità, c'è la cosiddetta "Bimini Road", una struttura così chiamata perché suggerì una strada lastricata ai primi investigatori. Essi osservarono che degli enormi blocchi quadrati sviluppavano in fondo al mare - per 570 metri - due linee rette divergenti. Il prevalente parere scientifico respinse subito l'idea che si trattasse di qualcosa di diverso da una naturale disposizione rocciosa, e quindi "tranquillizzò" l'opinione pubblica spiegando che l'enigmatica formazione altro non era che il risultato dell'azione di un'ondata di 17.000 anni fa, analogamente ad altre formazioni naturali di questo tipo, conosciute in tutto il mondo.
Tuttavia, i geologi ricordano che durante la fine del Pleistocene le onde non avrebbero mai potuto raggiungere la "Bimini Road", essendo all'epoca troppo elevata sul livello del mare. L'intera banchina delle Bahamas si trovava infatti sopra il livello marino e formava una grande isola, prima di essere quasi completamente sommersa durante l'era post-glaciale.

Come può osservare anche un visitatore occasionale mentre fa snorkeling intorno all'isola, le pietre che compongono la "Bimini Road" non sono affatto della stessa roccia della spiaggia delle isole al largo della sponda occidentale. Al contrario, quelle pietre sono enormi e squadrate, talvolta montate insieme e collocate una sull'altra... e la "strada" termina in modo completamente innaturale a forma di J.
A circa due chilometri di distanza, invece, le rocce della spiaggia formano delle composizioni evidentemente naturali: non sono unite una all'altra, ma spesso si sovrappongono ai bordi formando un brutto insieme frastagliato e dentato lungo la curva parallela alla riva.
Il fatto che la "strada" percorra, invece, in diagonale l'area esterna a Bimini oltre l'antico litorale, aggiunge un altro elemento di prova necessario per dimostrare la sua identità artificiale, perché è impossibile che un tale orientamento si sia formato in condizioni naturali. Inoltre, la roccia della spiaggia è composta da un unico strato, rispetto ai tre e ai quattro strati di pietra della "strada". Il primo è spesso pochi centimetri, mentre i blocchi della "strada" hanno addirittura uno o due metri di spessore.
Un confronto tra la roccia della spiaggia e la "strada" non lascia alcun dubbio sul fatto che NON sono stati creati dalle stesse "forze".

Secondo Cayce, l'attuale isola di Bimini apparteneva anticamente alla porzione occidentale dell'Impero Atlantideo noto come Poseidia, dal nome del mitico fondatore di Atlantide e del dio del mare di cui parlava Platone.
Nel 1933 Cayce descrisse come "porzione affondata di Atlantide, o Poseidia, dove una parte dei templi possono ancora essere scoperti sotto il fango, nelle acque di mare vicino a ciò che è noto come Bimini, al largo della costa della Florida".
Otto anni dopo aver menzionato Bimini, ne parlò ancora per l'ultima volta: "Poseidia sarà tra le prime porzioni di Atlantide a riemergere. Aspettatevelo tra il 1968 e il 1969. Non sono lontani".
Finché Cayce parlava di Bimini, e anche molto tempo dopo la pubblicazione delle sue "letture", i ricercatori non ritenevano che valesse la pena disturbarsi tanto per una piccola isola, ipotetico rimasuglio della civiltà Atlantidea. Poi, nel 1968, un pilota civile in volo su Miami osservò per la prima volta, al largo del punto più settentrionale di Bimini, ciò che ritenne una strada sott'acqua. La scoperta fu fatta solo "quando" aveva predetto Cayce.
Ma come aveva fatto la massiccia struttura in pietra a finire in fondo al mare?
Secondo le "letture" di Cayce, le terre atlantidee subirono tre grandi periodi d'inondazione e non scomparvero del tutto in un unico cataclisma. La catastrofe naturale rappresentata da Platone descrive solo la distruzione finale di Atlantide. Una tipica "lettura" esemplificava di questi sconvolgimenti nelle varie epoche ha avuto luogo nel 1933, quando Cayce disse una volta a un cliente d'aver abitato nella terra di Atlantide prima della terza distruzione.
I ricercatori hanno poi distinto tre episodi geologici decisivi nella storia di un'isola atlantica che comprendeva originariamente un'area emersa della dimensione della Spagna moderna. Il primo sisma ne affondò gran parte sotto il livello del mare, seguito diversi millenni più tardi da una rinnovata violenza geologica che affondò la restante terraferma, per salvare solo le cime delle montagne più alte.
Questi picchi vulcanici divennero noti in epoca successiva come isole: le Canarie, le Azzorre, Madera e Atlas, in cui risorse la città di Atlantide. L'ultima distruzione ebbe luogo quando il Monte Atlas, dopo aver detonato con devastanti eruzioni, collassò su se stesso e precipitò in mare, evento collimante al 100% con le leggende Maya circa la loro origine e confermato dall'"istantanea" rinvenuta nel sito archeologico Maya di Cobà, nella penisola dello Yucatan, in cui si vede un maya dal naso forato mentre abbandona in barca un'isola sconvolta da terremoti (si vede che sta crollando una piramide) ed eruzioni vulcaniche.

Da Euripide a Jules Verne, Nostradamus, Edgar Cayce e Charles Berlitz, alcuni dei più grandi "visionari" della storia hanno previsto la scoperta di Atlantide. Forse la nostra generazione può considerarsi privilegiata e testimoniare il compimento delle loro "assurde" profezie.

daniela.bortoluzzi@fastwebnet.it


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