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(Bomba atomica)

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2012 18:11
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18/02/2012 18:09

La prima storia non raccontata (prima parte)


Tra i risultati di una ricerca condotta sulla storia dell'uranio, per la parte recente sull'uranio impoverito per conto dell'Osservatorio Etico Ambientale, vi è sicuramente un risvolto molto interessante che riguarda proprio l'inizio del progetto Manhattan.
Nel 1945 gli USA bombardarono il Giappone con due bombe atomiche, dopo aver effettuato la prima esplosione ad Alamogordo nel New Mexico (16 luglio 1945 - attenzione alla data!).
Quello che i nostri lettori forse non sanno è da dove arrivava l'uranio utilizzato per queste ultime due esplosioni, Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945). Intanto occorre precisare che si lanciarono due bombe sul Giappone, invece di una, per dimostrare che la prima non era l'unica e ultima bomba atomica posseduta dagli USA.
E poi, e questa è la rivelazione, bisogna sapere che alcuni componenti fondamentali delle due bombe arrivarono dalla... Germania, da un carico che si vuole in origine destinato ad uno scambio di materiali bellici tra Hitler ed Hirohito, l'imperatore del Giappone. La versione comunemente accreditata dice che le prime tre bombe atomiche vennero prodotte dagli USA con un costo di due miliardi di dollari e cinque anni di lavoro di un'armata di scienziati di alto livello, con l'aiuto della Gran Bretagna. E' vero che gli USA avevano avuto successo nell'arricchimento dell'uranio - il componente principale della bomba atomica - ma le prove scoperte indicano chiaramente che a causa della fretta e dei ritardi tecnologici, solo grazie alla sorprendente opportunità di poter ottenere dalla Germania i componenti necessari, che erano scarsi negli USA, fu possibile per il Progetto Manhattan di completare le sue bombe in tempo per il bombardamento sul Giappone previsto per la fine dell'agosto 1945.

Quello che scioccherà il lettore sarà lo scoprire che questi materiali non vennero catturati durante una fortunata azione di guerra, bensì erano una contropartita di una transazione segreta tra la Germania e gli USA: l'accordo prevedeva che i nazisti ricevessero una garanzia d'impunità, ancorché vivendo nascosti per decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale, dopo essere fuggiti dall'Europa. Vi sono documenti degli Archivi di Stato degli USA a dimostrazione di questa tesi che gettano luce anche sulla politica di alcuni presidenti statunitensi nei decenni successivi all'armistizio. Si tratta proprio di effettuare una revisione storica di enorme portata, alla luce dei dati e dei documenti acquisiti, che chiarirà molti aspetti altrimenti destinati a rimanere oscuri.
Tra questi documenti vi è la lista dei materiali immagazzinati all'interno del sommergibile tedesco (Unterseeboot) U-234 XB, tra i quali troviamo 560 kg di ossido di uranio in dieci contenitori ed altre tecnologie belliche naziste che all'epoca erano allo stato dell'arte. Ad esempio, due aerei jet da caccia Messerschmidt 262 completamente smontati (il Messerschmidt fu il primo aviogetto e venne utilizzato durante la seconda guerra mondiale).

Inoltre vi erano i silenziosi siluri a propulsione elettrica e vari progetti tra cui quelli per costruire i temuti missili V-2 a propulsione chimica ed i proiettili all'uranio impoverito destinati alla difesa contraerea. Un Messerchmidt 262 Schwalbe.
Le casse contenenti i caccia Me262 vennero trasferite presso la base aerea di Wright Field, Dayton (Ohio), dove l'ingegnere Bingewald provvide a ricostruirne un esemplare che, a quanto pare, volò nel maggio/giugno 1945. In seguito Bringewald diventerà il direttore del progetto per la costruzione del nuovo caccia a reazione F-105 Thunderchief (primo volo il 22/10/1955) ed era semplicemente l'evoluzione di un precedente (ma riuscitissimo) caccia: l'F-84 thunderjet, il quale fu impiegato in maniera considerevole dagli USA
nel dopoguerra, nella guerra di Corea e nelle prime fasi della guerra del Vietnam prima di essere sostituito proprio dall' F-105.
(Anche se appare illogico che gli USA volessero copiare il motore a reazione tedesco dato che
nè disponevano uno nel '42 (il Bell P-59 Airacomet, il quale compì il suo primo volo già il 1/10/1942) semmai la cosa può essere spiegata dal fatto che gli USA volessero capire fino a che punto si era spinta la ricerca tedesca. Servì insomma per aiutare gli ingegneri americani - Ndr).

L'esistenza del sottomarino U-234 (dal nome troppo casualmente corrispondente ad un isotopo dell'uranio) e del suo carico è un argomento di cui ogni tanto si vagheggia. L'elemento clou della discussione consiste nella seguente domanda: il carico trovato nel sommergibile è stato utilizzato nella guerra contro il Giappone? Fino ad oggi non vi erano prove, non lo si poteva dimostrare. Il primo indizio importante ritrovato consiste nella scoperta di un dispaccio segreto del Comando delle Operazioni Navali di Washington che indicava che l'uranio era stato immagazzinato per il trasporto in barili assieme a dell'oro. Ricerche successive mostrarono che l'oro, che è un metallo molto stabile, era semplicemente usato per poter maneggiare l'uranio già arricchito e allo scopo di evitare la contaminazione e la corrosione. L'uranio arricchito è una componente essenziale per la costruzione della bomba atomica, poiché è fissile.
In valuta del 1945, una oncia di uranio valeva 100.000 dollari, quindi non stupisce che si usasse dell'oro per isolarlo. L'oro non sarebbe stato usato se l'uranio trasportato fosse stato uranio naturale e non del tipo arricchito, poiché il valore dell'uranio naturale non avrebbe giustificato la spesa. Negli Stati Uniti, all'epoca, l'uranio naturale veniva trasportato in barili di acciaio o contenitori imbottiti senza alcun tipo di protezione contro la corrosione.

Un'altra prova del fatto che l'uranio trasportato dall'U-234 era uranio arricchito, viene dalla testimonianza di un marinaio del sommergibile che era presente al caricamento ed allo scaricamento dell'imbarcazione. Questo marinaio ha raccontato in due memorie che i container dell'uranio avevano la scritta "U-235" (nome ancora troppo casualmente corrispondente ad un isotopo dell'uranio) dipintavi sopra poco prima dell'imbarco. La sigla U-235 è quella che scientificamente indica l'isotopo 235 dell'uranio, ovvero l'uranio cosiddetto arricchito. Quello che rimane dal processo estrattivo, è invece il cosiddetto uranio impoverito, ovvero un uranio privato di circa la metà della quantità dell'isotopo U-235 normalmente presente nell'uranio naturale (ovvero 0,3 % invece del normale 0,7 %).
Lo stesso sommergibilista racconta che il personale della Marina degli Stati Uniti in seguito ha testato con dei contatori geiger alcune parti del sommergibile per verificarne la radioattività. Gli strumenti registrarono una forte contaminazione radioattiva. Senza capire il significato della scritta U-235, il marinaio pensava che l'uranio fosse stato dimenticato in Germania prima della partenza. Ovvero nel reattore per la produzione di plutonio che non funzionò ma che venne ampiamente pubblicizzato. Ma anche se prove evidenti dimostrano che l'uranio contenuto nel sommergibile era uranio arricchito, questo non vuol dire automaticamente che fosse stato usato nel conflitto col Giappone.

Per provare che questi due episodi sono collegati, abbiamo copie di documenti degli archivi nazionali USA che dimostrano dei collegamenti tra il progetto Manhattan e il sommergibile U-234. Uno dei documenti è un cablogramma segreto, sempre dal comando navale di Washington, che ordina ad una pattuglia di tre uomini di prendere possesso del carico dell'U-234. Secondo il documento l'accompagnatore dei due uomini era il Maggiore John E. Vance del corpo del genio (l'Army Corps Engineer), il corpo che lavorava al progetto Manhattan. Altri documenti mostrano che poco dopo l'arrivo di Vance, quando venne fatto un ulteriore inventario del carico, l'uranio era scomparso dai materiali in carico alla Marina. Alcune trascrizioni di telefonate che avvennero circa una settimana dopo tra due agenti segreti del progetto Manhattan, attestano che il carico di polvere di uranio era consegnato ed affidato esclusivamente ad una persona indicata solo come "VANCE".
Sarebbe una coincidenza poco probabile che si tratti di un altro Vance e non dell'ufficiale che aveva fatto il sopralluogo sul sottomarino, e addirittura che si tratti di un'altra polvere di uranio e non quella catturata nell'imbarcazione. Un secondo collegamento documentario tra il Progetto Manhattan e l'U-234, che trasportava otto persone che non erano della ciurma oltre al pericoloso carico, era che due delle persone catturate avevano avuto contatti con un sedicente ufficiale dei servizi della Marina USA identificato in altri documenti come "Comandante Alvarez" o "Signor Alvarez".
(nella stessa occasione (3 maggio, a Urfeld liberata) "catturarono" anche Heisemberger, il "cervello" atomico più ambito dagli Usa.)

Questa persona -Alvarez- è quella -guarda caso- che ha preso in carico il prigioniero Dott. Heinz Schlicke, uno degli scienziati a bordo del sommergibile, che era appunto diventato prigioniero di guerra. Il Dott.Schlicke era un esperto di tecnologia delle alte frequenze, come ad esempio il radar e gli infrarossi. Cercando tra gli allievi ufficiali dell'Esercito e gli ufficiali di Marina tra il 1943 ed il 1945 non si sono trovati nominativi corrispondenti ad "Alvarez". Ma si sa che il Generale Groves, capo del progetto Manhattan, era solito fornire coperture militari a scienziati del progetto Manhattan per lasciarli operare più agevolmente, quando necessario, all'interno della struttura militare.
Infatti troviamo Luis W. Alvarez indicato come uno degli eroi del progetto Manhattan e si tratta proprio dell'Alvarez che era chiamato "Comandante Alvarez", travestito da militare per ottenere informazioni scientifiche più facilmente dal Dott. Dr. Heinz Schlicke. Proprio Luis Alvarez era lo scienziato che all'ultimo momento tirò fuori dal cilindro la soluzione per far detonare contemporaneamente i 32 inneschi della seconda (in realtà della terza bomba, essendo stato tenuto nascosto fino a pochi anni fa il test ad Alamogordo), quella al plutonio, la bomba poi sganciata su Nagasaki.

E pensare che prima di questa improvvisa soluzione gli uomini del Progetto Manhattan avevano lavorato un anno e mezzo senza cavare un ragno dal buco. Proprio Alvarez, secondo documenti dell'archivio di stato, era a capo dell'equipe di tre scienziati incaricati di trovare la soluzione per gli inneschi. Il Dott. Schlicke, mentre era a bordo del sommergibile, aveva in carico un nuovo sistema d'innesco a base raggi infrarossi. Ancora in un cablogramma segreto possiamo trovare traccia del fatto che Schlicke venne riaccompagnato a bordo del sommergibile da due ufficiali per ritrovare gli inneschi agli infrarossi che vi erano rimasti. Questi inneschi funzionano sul principio della luce ed alla velocità della luce.
La prima bomba USA ad implosione, quella del New Mexico, aveva un sistema di innesco multi-punto basato su detonatori filocomandati e solamente in seguito si passò ad un sistema di accensione basato sulla luce per proteggerlo dalle interferenze elettromagnetiche che avrebbero potuto provocare un innesco accidentale. Allora si usavano come inneschi dei "thyrotron" all'idrogeno ad alta tensione prodotta da alimentatori ad alta tensione collegati con fili elettrici alla testata. Il sistema descritto invece è molto simile a quello del flash. Questo sistema d'innesco della detonazione è molto più accurato e meno suscettibile all'interferenza dei campi elettromagnetici. Le prove mostrano che Alvarez ed il Comandante Alvarez erano la stessa persona, inoltre Alvarez usò la tecnologia ad infrarossi del Dott. Schlicke per accendere simultaneamente i 32 inneschi risolvendo così il problema dell'accensione della bomba al plutonio, quindi la sua trasportabilità, quindi il suo impiego come arma.

Alvarez, prima di essere assegnato al progetto Manhattan, lavorava sulla tecnologia delle alte frequenze, incluso il radar, lo stesso campo in cui Schlicke era un esperto. Sulla base dei curriculum di chi era addetto al progetto Manhattan, solo Alvarez avrebbe potuto essere l'interlocutore di Schlicke negli USA. Dopo la guerra, il Dr. Schlicke divenne uno dei tanti assunti a contratto nel progetto segreto denominato "Operazione Paperclip".
Luis Alvarez vinse il premio Nobel 1968 per la fisica per il suo studio sulle alte frequenze, fu lui a costruire nel dopoguerra a Berkeley il primo acceleratore lineare di particelle elementari, e fu anche quello che propose la teoria, all'epoca derisa, secondo la quale i dinosauri si sarebbero estinti a causa di un meteorite che avrebbe colpito la terra.

Queste rivelazioni sul sommergibile U-234 ed i suoi passeggeri sono destinate a causare delle discussioni tra gli studiosi e gli appassionati della Seconda Guerra Mondiale, ma certamente il fatto che tutto sia basato su un accordo tra i nazisti e gli americani accenderà ancor più il dibattito. Esiste infatti tutta una serie di prove che testimoniano del fatto che gli alti ufficiali di Hitler avevano avuto contatti con alti ufficiali dei servizi USA e con militari per fare l'accordo dello scambio tra l'U-234 e la loro libertà.
Ad esempio, Martin Bormann capo del partito nazista e segretario personale di Hitler, probabilmente l'uomo più potente nell'entourage di Hitler, trattò lo scambio col sommergibile U-234 prima della caduta di Berlino nell'aprile 1945. Alcuni storici sostengono che Bormann morì durante la fuga da Berlino il primo maggio 1945 (vedere cfr.: www.us-israel.org/jsource/Holocaust/bormann.html).

La "prova" principale proviene dalla testimonianza dell'autista di Hitler, Erich Kempka e di Arthur Axmann, capo della gioventù hitleriana, i quali erano profondamente legati e furono fedeli al nazismo fino alla loro morte. Almeno per questo le loro motivazioni sono da considerare sospette. Nonostante che nessuno dei due avesse detto di aver visto con certezza Bormann morto, tuttavia questa è la tesi che viene normalmente accreditata. Bormann venne condannato in contumacia per crimini di guerra durante il processo di Norimberga e venne elevata una taglia sul suo arresto che venne mantenuta per molti anni. Addirittura un mandato di cattura venne emesso nella Germania Ovest nel 1967 sulla base di varie testimonianze che lo davano per vivo e vegeto. Vennero fatti molti avvistamenti di Bormann nei trent'anni che seguirono la guerra. La pretesa tomba del compagno di fuga di Bormann, il capo della Gestapo Heinrich Mueller (ma altri dicono che il suo compagno di fuga fosse il dottor Stumpfegger) venne dissotterrata nel 1963 e si trovò che conteneva tre scheletri, ma nessuno dei quali corrispondenti a Mueller (e tantomeno Stumpfegger).

La storia tradizionale contiene molte lacune. L'ultima versione attesta che Bormann ed il capo della Gestapo Mueller, cercarono di scappare insieme passando attraverso i sotterranei attorno alla Cancelleria del Reich prima di incontrare la morte in uno scontro sulla strada, il corpo di Bormann sarebbe stato poi avvistato nella Invalidenstrasse, a nord del fiume Spree a Berlino. E' possibile che siano scappati assieme, ma quello che non torna è che i sotterranei furono allagati dalle SS causando tra l'altro la morte di migliaia di donne e bambini che vi si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti o perché le loro case erano state bombardate. Le SS inondarono i sotterranei per evitare che le truppe Russe si avvicinassero in segreto ed attaccassero il bunker di Hitler dal di sotto.
La storia della fuga attraverso i sotterranei si dimostra una montatura predisposta per facilitare la fuga di Bormann e di Mueller. Ma questa versione non teneva conto del fatto che le SS avrebbero allagato questi sotterranei. Una versione più plausibile, logica e credibile, della fuga di Bormann venne raccontata dagli agenti dell'intelligence di Josif Stalin. Stalin stesso disse a Harry Hopkins, consulente politico e uomo di fiducia dei Presidenti Roosevelt e Truman, in seguito segretario di Stato, che gli agenti sovietici gli avevano riferito che Bormann era fuggito a notte fonda il 29 aprile, da Berlino, con un piccolo aereo ed in compagnia di tre uomini, uno vistosamente bendato, ed una donna. Da quel punto, Stalin continua, i suoi agenti ne avrebbero seguite le traccie fino ad Amburgo dove si sarebbe imbarcato in un grande U-boat e avrebbe lasciato la Germania.

Molti dettagli suonano plausibili. Per esempio, si sa che mentre Berlino era bombardata e l'élite nazista era presa dal panico od era fuggita, Martin Bormann mantenne contatti radio segreti con l'Ammiraglio Karl Doenitz (anche lui non finì sulla forca a Norimberga, se la cavò con qualche anno di prigione (!?)) il comandante di tutti gli U-boat della Germania, e che aveva fatto progetti per scappare dal quartier generale dei sommergibili di Doenitz. Doenitz all'inizio fece resistenza ma alla fine ricevette ordini da Hitler (presumibilmente su indicazioni di Bormann) per accogliere Bormann al suo quartier generale.
(MA ALLORA SORGE IL DUBBIO, PERCHE' ACCOGLIERE BORMANN E NON ANCHE LUI ?)

Ma vediamo nel dettaglio gli elementi a disposizione:

1) Hanna Reitsch, la famosa donna pilota amica di Hitler che faceva da controcanto ad Amelia Earhart, nella sua biografia descrive come aveva fatto fuggire il Generale dell'Aviazione tedesca Ritter von Greim, appena promosso da Hitler a capo della Luttwaffe, fuori Berlino e a notte fonda negli ultimi giorni di guerra. Altre testimonianze confermano il volo nel 29 aprile 1945, la stessa notte di cui riferiscono gli agenti di Stalin a proposito della fuga di Bormann su di un piccolo aereo. La Reitsch racconta di come andarono al quartier generale di Doenitz "per un ultimo saluto al Grande Ammiraglio Doenitz" prima di volare a sud verso il confine svizzero-austriaco. Una strana deviazione di centinaia di chilometri con a bordo l'importante Generale von Greim gravemente ferito... Si trattava di qualcosa di più che di un viaggio per fare un saluto. (C'ERA SU ANCHE HITLER?)

2) Un altro racconto sulla fuga del capo della Gestapo Heinrich Mueller, segue un percorso simile, ma qui si dice che Bormann è fuggito da solo da Berlino. In questa versione, Mueller si sarebbe allontanato dalla capitale Berlino la stessa notte del racconto della Reitsch, in un aereo Fieseler Storch, lo stesso aereo della storia della Reitsch, nelle stesse circostanze descritte da lei. Mueller non parla di un volo per incontrare per l'ultima volta l'Ammiraglio Doenitz, ma parla di un volo diretto al confine austro-svizzero molto simile a quello raccontato dalla Reitsch.

Ci sono evidentemente delle discrepanze tra queste storie, come ci sono in tutte le storie relative a quegli eventi. E' difficile sapere qual'è quella vera e quella prefabbricata, ma la somiglianza dei racconti con il rapporto degli agenti di Stalin che parlano di tre uomini, uno ferito, ed una donna che lasciavano Berlino a bordo di un piccolo aereo sono evidenti. Di fatto Stalin identifica Bormann e Mueller per nome, poi parla di un uomo molto bendato che corrisponde proprio alla descrizione del von Greim del tempo. La donna poteva benissimo essere Hanna Reitsch, probabilmente l'unica donna al mondo che ci si aspetterebbe di trovare in simili circostanze, in quel posto ed in quel momento. Le tre versioni sono troppo simili per non apparire interconnesse tra loro.
L'operatore radio dell'U-234 descrive come a metà aprile aveva ricevuto almeno un messaggio su una frequenza ad alta priorità (e probabilmente almeno un altro in codice) direttamente dal bunker di Hitler a Berlino mentre il sommergibile era di stanza a Kristiansand in Norvegia. L'ordine recitava: "U-234. Salpate solamente su ordini di alto livello. Quartier generale del Fuerher." Questo implica varie cose, tra cui il fatto che c'era qualche tipo di collegamento ed accordo tra l'U-234 e qualcuno nel quartier generale di Hitler. Un ordine successivo di Doenitz sembra che voglia cercare di far tornare l'U-234 sotto la sua autorità. Probabilmente disse: "U-234. Salpa solo su miei ordini. Non salpare di tua iniziativa."

Il sommergibile U-234 era il più grande della flotta della Marina tedesca. Salpò dopo poche ore diretto da Kristiansand verso sud, proprio verso Amburgo dove le spie di Stalin avevano affermato che Bormann vi sarebbe salito nelle prime ore del mattino del primo maggio 1945.
Anche tra questi racconti ci sono delle discrepanze, come ad esempio il fatto che ci sarebbe voluto solo un giorno per una imbarcazione come l'U-234, per raggiungere Amburgo da Kristiansand. Mentre secondo i dati, l'U-234 lasciò Kristiansand a metà aprile e non avrebbe imbarcato Bormann che il primo maggio. Ma dell'U-234 non si sarebbe più saputo niente fino al 12 maggio 1945, un mese dopo aver salpato da Kristiansand. Allora l'U-234 era localizzato a 500 miglia da Newfoundland. Se l'imbarcazione avesse seguito la rotta attribuitagli dal suo capitano e dalla storia che dice che era diretta in Giappone, allora avrebbe viaggiato ad una velocità di un miglio e mezzo all'ora, ovvero meno che a passo d'uomo. Molto più lentamente della velocità tipica di quella imbarcazione.

In realtà si pensa che l'U-234 abbia pattugliato il mare del nord silenziosamente secondo dei piani prestabiliti tra Bormann ed il quartier generale di Hitler, finché Bormann non fosse stato in grado di trovare un accordo con Doenitz. Mentre si avvicinava la fine della guerra, l'imbarcazione si avvicinò alla baia di Amburgo col favore della notte e prese a bordo Martin Bormann e Heinrich Mueller (E PERCHE' NON HITLER?) Dopodiché continuò il suo viaggio facendo tappa in Spagna (dove si trovava la struttura di intelligence tedesca che si occupava del sud america, chiamata "Sofindus") per scaricare Bormann ed infine arrendersi alla flotta USA sempre sotto accordi misteriosi.
Bormann venne poi avvistato nel 1946 in un monastero del nord Italia. Nello stesso anno sua moglie Gerda (una nazista fanatica, figlia del Giudice Supremo del Partito Walter Buch) morì di cancro nel Sud Tirolo (alle ore 22,30 del 23 marzo 1946, all'ospedale di Merano; ed è sepolta nel cimitero di questa città) ma i suoi dieci figli sopravvissero alla fine della guerra. Pare poi che Bormann sia scappato via Roma, come altri fedeli nazisti, in America Latina (Cile, Argentina, Brasile?). Dicono che abbia vissuto da miliardario in Argentina e che fu visto anche in Brasile ed in Cile. Una negoziazione portata avanti con successo tra Bormann e Doenitz spiegherebbe non solo lo scambio di messaggi radio ma anche perché Doenitz, che non aveva esperienza politica e nessun seguito degno di nota, diventò improvvisamente il successore designato di Hitler. (CHE METTE IN SALVO LUI E NON PENSA A SE STESSO?)
Una serie di eventi altrimenti inspiegabili sarebbe così chiarita dagli accordi segreti che trovarono il compimento nel giorno della resa in mare il 16 maggio 1945.

Il sommergibile venne trasferito a Portsmouth, nel New Hampshire, il 19 maggio 1945. Alcuni giornalisti ne furono testimoni. Infine c'è una fotografia presa da un fotoreporter di un giornale locale, quando l'U-234 era all'ancora, che mostra un misterioso prigioniero civile molto somigliante a Heinrich Mueller. Questi sbarcò dalla navetta che era usata per sbarcare il personale dall'U-234.
L'uomo nella foto è proprio l'ex capo della Gestapo che sbarca sul territorio americano. La sua missione consisteva nell'assicurarsi della consegna del materiale per le bombe atomiche e di altro materiale che era stato concordato con gli USA, in cambio dell'immunità e della protezione per i nazisti che l'hanno ricevuta per decenni fino ad oggi.
Il 20 novembre 1947, il sommergibile U-234 venne affondato con un siluro dalla USS Greenfish durante degli addestramenti, a circa 40 miglia a nord-est di Cape Cod sulla costa orientale USA.

di Marco Saba - stop-u238.i.am


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18/02/2012 18:11

(Bomba atomica)

La seconda storia non raccontata
di Marco Saba – tratto da www.cronologia.it

Dopo il suicidio di Hitler (VERO?) il suo delfino Martin Bormann, da lui nominato nel testamento del 29 aprile 1945, fece un patto con il servizio segreto Usa, l’Oss all’epoca guidato da Allen Dulles: in cambio di un sommergibile pieno di scienziati e materiali tecnologicamente innovativi, si assicurò l’immunità per sé e per alcuni altri gerarchi nazisti. (MENO HITLER?)
Si trattava del sommergibile “Unterseeboot 234 XB”. Tra i graziati vi era anche Heinrich Muller, un feroce capo delle SS. Il sommergibile partì da Amburgo e portò Muller e Bormann nel golfo di Biscay in Spagna dove li attendeva un’altra imbarcazione. Dopodiché continuò il viaggio verso gli Usa per arrendersi il 14 maggio alla nave Uss Sutton.

Ecco l’elenco di parte delle 300 tonnellate del prezioso carico: 560 chili di uranio arricchito (ossido di uranio 235), 465 chili di atabrina (chinino sintetico), benzil cellulosa (utilizzabile come moderatore per un reattore nucleare), tre aerei Messerschmitt smontati, proiettili anticarro (i precursori degli attuali proiettili all’uranio impoverito), tre tonnellate di progetti vari, alcuni tipi di bombe ed altro.
Ufficialmente gli Usa non dicono che l’uranio trovato era arricchito, tuttavia in un documento di disciplina militare del 1995 firmato da McNair ed intitolato “Risposte radicali a regimi radicali”, troviamo: ”... il sommergibile da trasporto tedesco aveva 550 chili di uranio non specificato... ”.
Una richiesta di chiarificazione sulla reale natura dell’uranio, avanzata da parte della Cnn a metà degli anni Novanta, si è scontrata con l’opposizione da parte del governo Usa, del segreto per motivi di sicurezza nazionale. E già, perché con tutti quei soldi e mezzi che avevano dispiegato nel progetto Manhattan, nel novembre 1944 erano solo riusciti a produrre pochi grammi di uranio arricchito... poi arriva il sommergibile nazista, a maggio, ed ai primi di agosto le bombe sono già pronte! Salvato in corner quindi tutto lo staff del progetto che avrebbe altrimenti dovuto faticosamente giustificare il fallimento del progetto più costoso della storia degli Usa.

Sarebbe lungo qui elencare tutta la documentazione che prova senza ombra di dubbio che: 1) senza l’uranio del sommergibile non sarebbe stato possibile fabbricare la bomba all’uranio di Hiroshima; 2) senza la benzil cellulosa, usata come moderatore, non sarebbe stato possibile sintetizzare il plutonio; 3) senza l’aiuto dello scienziato Schickle che era a bordo del sommergibile, il suo contraltare americano nel progetto Manhattan, Louis Alvarez, non sarebbe riuscito a progettare in tempo l’innesco ad implosione per la bomba al plutonio di Nagasaki! Altri due scienziati, ingegneri aeronautici che erano a bordo del sommergibile, vennero riciclati all’interno dell’industrie Fairchild da cui uscirà negli anni cinquanta il famoso aviogetto F-105 usato nella guerra del Vietnam.
Si trattava di August Bringewald (ma guarda un po chi è costui !) braccio destro dello stesso Willi Messerschmitt, e di Franz Ruf, che assieme avevano partecipato in Germania alla costruzione del Messerschmitt 262 Schwalbe, il primo aviogetto.

Operazione “graffetta”. Per arrivare a costruire la bomba atomica, così vuole la tradizione, vennero spesi due miliardi di dollari in quello che verrà ricordato come “progetto Manhattan”.
Questa operazione occupò negli Usa uno stuolo di scienziati che lavorarono avvolti nel più grande segreto tra il 1942 ed il 1945. Le bombe, precedute da una di prova nel New Mexico, vennero sganciate in agosto su due città giapponesi: Hiroshima e Nagasaki. Ci furono polemiche per il gran numero di morti, nell’immediato centinaia di migliaia, polemiche perché era dato per scontato che il Giappone ormai si sarebbe arreso comunque. La cosa in qualche modo bruciò agli Usa tant’è che questi due bombardamenti nei loro annuali della storia nucleare, vennero registrati come dei “test”.

Subito dopo, nel novembre 1945, iniziò l’operazione Paperclip (testualmente: graffetta) che consistette nel reclutare quanti più possibili scienziati tra quelli nazisti per sottrarli ad altri paesi (soprattutto all'Urss) che potevano cercare di avvantaggiarsi similarmente dei progressi scientifici compiuti dalla Germania nazista. Questa operazione in pratica consistette nell’importazione di circa 20.000 tedeschi tra il 1945 ed i primi anni Settanta. L’origine vera del nomignolo Paperclip è abbastanza triste. Il progetto di importazione di ex nazisti aveva avuto l’approvazione da parte del Presidente Truman a patto che gli scienziati esfiltrati, come si dice nel gergo dei servizi segreti, non fossero esageratamente nazisti. Pertanto alla Cia decisero di “medicare” i curricula di quelli troppo coinvolti nel regime, cioè di riscriverli, e per riconoscerli dai curricula che potevano invece passare così com’erano, appunto, vi apponevano una graffetta.

Anche la Francia importò circa 800 scienziati tedeschi, mentre la Gran Bretagna - ma queste sono le cifre ufficiali - ne importò 300. Quelli che non erano importanti per la scienza, cioè gli ex gerarchi sia nazisti che fascisti più in vista, compresi i collaborazionisti come gli Ustascia Croati, vennero esfiltrati in America Latina assieme alle ricchezze che in qualche modo si erano procurati durante la seconda guerra mondiale - per lo più sottraendole ad ebrei e membri di altre etnie che erano stati espropriati e/o eliminati nei campi di concentramento. Il Vaticano, ad esempio, all’epoca aveva creato una “ratline”, un corridoio attraverso il quale questi personaggi arrivavano a Roma, travestiti da porporati, venivano forniti di documenti falsi e spediti in Sudamerica. Il giro dei soldi invece fu più difficile da scoprire, ma è evidente che vi furono gigantesche operazioni di riciclaggio cui non pare estraneo il famoso Ior (Marcinkus, Calvi, Sindona ecc. lo vedremo dopo alcuni anni)

Ma torniamo negli Usa. L’“Atomo per la pace” L’orrore procurato dalle bombe sul Giappone rischiava di compromettere definitivamente la nascente scienza atomica, l’opinione pubblica era fortemente contrastata. Fu pertanto necessario mettere in piedi una gigantesca operazione di propaganda che venne chiamata “Atomo per la pace” e fu patrocinata dal Presidente Eisenhower. Le Nazioni Unite, ed in particolare l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si legarono tramite accordi bilaterali con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica al fine di subordinarle eventuali studi sull’impatto della radioattività sull’uomo. Nessun organismo dell’Onu avrebbe potuto rivelare dati o fatti contrari agli interessi della Aiea. In questo modo, si incaricò la volpe di guardare le galline. Si individuarono a metà degli anni Cinquanta dei possibili campi di applicazione del nucleare per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica.

Nacque così la “radioterapia” contro il cancro - in realtà per necessità causata in massima parte dalla contaminazione radioattiva, e le centrali nucleari elettriche - che in realtà servivano per arricchire il combustibile per la corsa agli armamenti - ed altre amenità che per lo più servivano a riciclare le scorie che già allora erano un problema. La principale, l’uranio cosiddetto impoverito, venne usata in molte applicazioni dove ci si sarebbe aspettato di trovare il piombo: contrappesi di aerei civili e militari, additivo di denti ed apparecchiature odontoiatriche, additivo nelle lenti di occhiali e strumenti di precisione, zavorra, schermatura per altre sostanze radioattive, come ad esempio il cobalto in ambito ospedaliero. Ma poi anche fertilizzanti, proiettili (i primi usati nel Viet Nam nel 1966), container, vernici, elettrodi per le saldature per colorare prodotti in ceramica e vetro. In seguito si usò irradiare anche per conservare il cibo, per testare prodotti industriali, per vedere se i bambini delle elementari avevano la tubercolosi e per verificare la posizione dei feti nelle donne incinte.

A fronte di una serie di usi ufficiali, almeno negli Usa, vi furono centinaia di migliaia di persone sottoposte ad esperimenti radioattivi senza che ne fossero a conoscenza. Senza contare i lavoratori del settore, minoranze etniche quali gli americani nativi che venivano usati come minatori nelle miniere d’uranio e nel processo di costruzione delle armi nucleari.
Il tabù del cancro. In questi anni bui, che ancora non sono finiti, si è cercato sostanzialmente di negare gli effetti della radioattività, primo tra tutti la pandemia di cancro. La comunità scientifica, che viveva dell’indotto del complesso industriale-militare, era in qualche modo ricattata dal sistema: se uno scienziato levava la voce, perdeva l’incarico di insegnamento, i fondi per la ricerca e veniva inesorabilmente emarginato dai colleghi paurosi di fare la stessa fine. Il cancro divenne un tabù e migliaia di miliardi di dollari vennero spesi annualmente per nascondere la vera origine della pandemia, come l’anno scorso puntualizzò Karl Morgan, figura chiave del progetto Manhattan, all’età di 93 anni. Allo stesso modo, se qualcuno faceva causa per il cancro preso magari nella fabbrica d’uranio o perché come soldato era stato portato a vedere uno dei centinaia di test nucleari, ingentissime somme venivano spese dal governo per evitare l’ammissione di responsabilità: se si fosse creato un precedente, si sarebbe aperta la diga delle cause per danni.

Ma proprio l’anno scorso, negli Usa, lo scandalo è esploso ed il governo per la prima volta ha dovuto ammettere, almeno per i lavoratori del settore, la relazione causa-effetto tra la radioattività, il cancro ed altre malattie. Nel 1995 Clinton aveva creato una commissione per indagare sugli esperimenti sull’uomo e, in un memorandum riservato, venne fuori che alcuni degli scienziati nazisti esfiltrati col progetto Paperclip erano poi diventati i responsabili degli esperimenti radioattivi sull’uomo. L’anno scorso invece venne creato un Comitato governativo che si sta ancora occupando di indagare sui coinvolgimenti di società o enti americani con il nazismo; questo è il risultato delle ricerche di Israele che hanno portato alla scoperta dei famosi conti segreti in Svizzera e di tutta una serie di multinazionali che hanno sfruttato il lavoro dei detenuti dei campi di concentramento.

Ne ricordiamo solo una a titolo di esempio: la Ig Farben. Dal dissolvimento di questa “Montedison” tedesca nasceranno tra le altre, le seguenti società: Monsanto, Ciba (ora Novartis), Searle, Eli Lilly, Roche e Bayer Ag. Le prime due sono coinvolte nei cibi transgenici, la terza è quella dell’aspartame, il famoso dolcificante. Le ultime due producono i chemioterapici per la cura del cancro che costano svariati miliardi al chilo e sono... cancerogeni (come si legge nei foglietti delle controindicazioni).
Una breve lista di altre società che hanno sfruttato il lavoro degli internati nei campi di concentramento: Adler Sa, Aeg, Astra (ora fa gli organismi modificati geneticamente), Auto-Union, Bmw, Messerschmitt, Metall Union, Opta Radio, Optique Iena, Photo Agfa, Puch, Rheinmetall Borsig Ag (ora produce le corazze all’uranio dei carri armati), Shell, Schneider, Siemens, Daimler Benz, Dornier, Erla, Ford, Goldschmitt, Heinkel, Junker, Krupp, Solvay, Steyr, Telefunken, Valentin, Vistra, Volkswagen, Zeiss-Ikon, Zeitz, Zeppelin.

Il “pericolo rosso”. Quello che gli americani non poterono prevedere, tuttavia, fu il fatto che questa massiccia importazione di nazisti avrebbe drogato per 50 anni la politica estera del paese, ma non solo: anche quella interna. Ad esempio Joan Clark, per anni rappresentante degli Usa presso le Nazioni Unite era la nipote stessa del Von Braun delle V-2. Altro scienziato graziato dal “lavaggio” del curriculum... Ricordate il Maccartismo? La persecuzione ossessiva di chiunque fosse in odore di comunismo? Proprio negli stessi anni le maglie dell’immigrazione americana nei confronti dei nazisti si aprirono completamente: non c’era più bisogno di avere un curriculum non nazista, bastava che, anche se uno era stato capo di un campo di concentramento, dicesse che aveva combattuto sul fronte contro i sovietici.

Ironia della sorte, le prime vittime di questa politica furono gli stessi americani che si trovarono questi scienziati e medici nazisti, gli stessi degli esperimenti nei campi di concentramento, a capo dei progetti più importanti di esperimenti sull’uomo condotti in America: da quelli della Nasa a quelli della stessa Cia. Infatti Dulles, per eccesso di zelo, aveva salvato l’intera rete spionistica nazista, la famosa Abwehr di Reinhard Gehlen, e l’aveva riciclata nel cuore dell’Europa, nella Germania divisa, per combattere ad oltranza il “pericolo rosso”.
Inutile dire a questo punto, che l’agente italiano della rete Dulles-Gehlen era un famoso aretino, ufficialmente imprenditore materassaio, con l’hobby della cospirazione in Italia, dentro i migliori circoli bancari, amico di industriali molto riservati (che annotava in una "lista") e con ottime entrature latino-americane. Al giuramento del Presidente degli Stati Uniti, Reagan, il 20 gennaio 1981 era stato invitato ed era presente, lo vediamo al suo fianco in una fotografia.
Ma questa è un’altra storia.
Indovinate chi è, e cercatelo nei "MISTERI D'ITALIA"

Marco Saba

[Modificato da (richard) 18/02/2012 18:11]

ELIMINATO L'IMPOSSIBILE,CIO' CHE RESTA,PER IMPROBABILE CHE SIA,DEVE ESSERE LA VERITA'!

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