00 23/05/2010 10:32
ENTITÀ BIOLOGICHE E DISCHI VOLANTI
NELL'AREA 51

Parla un militare che operò fra il 1958 e il 1960 nelle investigazioni e insabbiamenti del Project Blue Book. Dichiara di aver visionato il Santilli Footage più di 30 anni fa e di avere avuto accesso agli hangar segreti di Dreamland.

di Linda Moulton Howe (Prima Parte)



Da quando il mio ultimo libro, "Glimpses of Other Realities Volume II: High Strangeness", è apparso nelle librerie americane, si sono fatti vivi con me numerosi ex-militari ed ex-membri dell’Intelligence statunitense. Nel maggio di quest’anno ho stabilito contatti telefonici con un uomo che, per tutelarne la privacy, chiamerò con il sinonimo di Kewper.
Kewper è stato I° tenente nei Signal Corps dell’Esercito e funzionario CIA presso una base militare nel sud-est degli USA, dal 1957 al 1960. Mi ha mostrato il suo DD-214 (documento di identificazione militare, ndr.), il foglio di congedo, assieme ad un articolo tratto da un giornale del 1956, in cui si parlava del suo arruolamento, citando sia il suo nome da civile sia quello della base e che risultavano coincidenti con i dati del suo foglio di congedo. Potrei anche rivelare di quale base si tratta, ma vi accorgerete nel corso della lettura che a Kewper è stato formalmente richiesto di proteggere questa informazione al fine di non compromettere operazioni CIA condotte a tutt’oggi presso tale base. Dal 1957 al 1960 Kewper ha insegnato tecnica di radiotrasmissioni e crittografia agli ufficiali dell’Army Signal Corps, sotto una falsa identità assegnatagli dalla CIA. Il capo di quella specifica scuola dell’Army Signal durante la Seconda Guerra Mondiale aveva lavorato per l’OSS ("Office of Strategic Services"), che divenne la CIA nel 1947. Oltre all’insegnamento Kewper era stato incaricato, da un certo Cooperfield, responsabile della CIA presso quella base militare, di cooperare alle analisi dei casi Top Secret raccolti dall’USAF per il progetto investigativo sugli UFO denominato "Blue Book". Nonostante in seguito al pubblico ed ai media venisse detto che gli UFO per l’Air Force non rappresentavano nulla di interessante, Kewper ha dichiarato che la verità era assai più problematica e che i "files" inesplicati del "Blue Book" venivano raccolti a Washington D.C. per essere poi spediti a Fort Belvoir, in Virginia e quindi rispediti ai diversi uffici CIA di provenienza per ulteriori analisi. Uno di questi centri di analisi era la base dell’Esercito presso cui Kewper ed il suo capo erano distaccati per l’insegnamento della crittografia e delle operazioni radio. Nel 1957 il responsabile CIA organizzò un gruppo cui mostrare filmati su pellicola bianco e nero 16 mm altamente classificati. I filmati riguardavano un’operazione di autopsia o di dissezione su un umanoide dotato di sei dita. La finalità della proiezione, secondo Kewper, era introdurre gli agenti alla conoscenza di almeno un tipo di essere non umano fotografato da vicino dal governo, di rilevarne i dettagli, per poterli confrontare con altri rapporti classificati della CIA, raccolti in tutto il mondo attraverso le testimonianze di avvistamenti di esseri non umani. Kewper inoltre aveva visitato l’Area 51, presso la base Air Force di Nellis, Nevada, nel 1958 per comunicare con un essere "vivente" molto diverso da noi.




CONDIZIONE, L'ANONIMATO

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La prima volta che parlai con Kewper mi disse che i suoi protocolli di sicurezza erano scaduti circa 30-35 anni dopo aver lasciato l’Esercito e la CIA nel 1960, cioè nel 1995 e che, di conseguenza, poteva dirmi ciò che sapeva sugli extraterrestri, informazioni desunte da files classificati Top Secret da lui letti ed analizzati personalmente. Dopo diversi tentennamenti, il 30 maggio 1998, su promessa di mantenere l’anonimato, ha accettato di rendere pubbliche le sue conoscenze. Successivamente, avvertimenti gli sarebbero giunti da un anonimo per telefono. Kewper avrebbe poi scoperto che la persona chiamava dalla Wackenhut Corporation, una società che da anni si occupa della sicurezza di diverse agenzie di Intelligence, inclusi il National Reconnaissance Office (NRO) e la CIA. Quanto segue, su richiesta di Kewper, è stato registrato, a condizione che omettessi certi nomi, ed è stato trasmesso radiofonicamente sui programmi "Dreamland" il 31 maggio e "Coast To Coast AM" dell’1 e 2 giugno 1998, entrambe le trasmissioni condotte da Art Bell.

Dunque, lei era a conoscenza dei rapporti del Progetto Blue Book e del fatto che quelli che venivano divulgati erano quelli spiegati... ma è vero che quelli inesplicabili passavano per le sue mani?

Sì, forse non tutti, ma noi costituivamo uno dei gruppi di investigazione sui rapporti non spiegabili. Quando chiusero il "Blue Book", dichiararono di non aver trovato nulla di inesplicabile. E fondamentalmente era vero, perché tutto quello che non riuscivano a capire era destinato a Fort Belvoir, in Virginia, e poi inviato ad altri settori militari. So che anche l’FBI era coinvolto, perché erano agenti FBI a visitare i testimoni.

Vuole forse dire che certi di loro erano Uomini in Nero?

Credo di sì. È probabile che si trattasse di gente della FBI.

In quali anni ha lavorato per la CIA, occupandosi personalmente dei rapporti classificati sugli UFO?

Dal 1957 al 1960. Presi servizio nell’Esercito nel 1956, ma il primo anno non mi fecero vedere nulla. Con il grado di tenente, mi trovai contemporaneamente nei Signal Corps ed a lavoro con la CIA, ricevevo infatti due stipendi, uno dalla CIA e uno dai militari.

Nel periodo fra il ‘57 e il ‘60 ha mai visto dei filmati in 16 mm collegati a questo fenomeno?

Vuole dire riguardo a Roswell?

Esatto.

Vidi solo un filmato: è quello divulgato un paio di anni fa, che mostra un’autopsia aliena (il "Santilli Footage", ndr.). Lo vidi nel 1957.

In quali circostanze?

Fu nel contesto delle nostre investigazioni o insabbiamenti sugli UFO. Apparentemente, qualcuno da Fort Belvoir, Virginia, spedì il filmato al mio capo. Il nostro team lo vide un sabato mattina, poi la pellicola fu rispedita a Fort Belvoir. Ma noi ne avevamo preso visione. Allo stesso modo vedemmo molti altri filmati e foto, in quel periodo altamente classificati, riguardanti avvistamenti UFO. Uno mostrava un disco volante che si materializzava sopra una centrale elettrica in uno degli Stati dell’Ovest, forse in Oregon o nello Utah.

Si trattava di una ripresa effettuata per caso?

Sì! Qualcuno stava provando la sua nuova cinepresa e aveva inquadrato prima le montagne, poi la centrale elettrica, che su un lato aveva una sorta di ciminiera. Non molto lontano dal fumo della ciminiera, apparve un piccolo oggetto sferico bianco, simile ad una nuvoletta. Diventava sempre più denso, grande e circolare e dopo un po’ vi si distinsero delle finestrelle - non è il termine più corretto, ma non ne trovo altri - attorno alla parte ventrale. Continuò a ingrandirsi e a concretizzarsi, trasformandosi infine in un oggetto solido, dai riflessi metallico-argentei. Infine si allontanò, volando via lentamente.

In altri termini, la CIA aveva direttamente filmato una materializzazione di quello che appariva un disco metallico emerso da una nuvola di condensazione.

Pensammo che quegli alieni usassero la smaterializzazione-rimaterializzazione per viaggiare da un luogo all’altro in breve tempo; forse sfruttando la corrente elettrica della centrale, trasformandola in energia elettromagnetica o addirittura in materia solida.

Il filmato di questo UFO vi fu mostrato perché era collegato a quello dell’umanoide a sei dita?

Non proprio. Ce lo presentarono solo come qualcosa che non sapevano spiegare e che noi dovevamo vedere per dare loro una mano. Aggiunsero che avremmo ricevuto un sacco di chiamate da persone che potevano aver visto l’oggetto a conferma che il filmato rappresentava realmente quanto accaduto.

Come introdussero il filmato della autopsia/dissezione dell’umanoide a sei dita? Con quale spiegazione?

Dissero solo che era stato girato a Roswell, il giorno stesso o il giorno dopo il recupero notturno dello scafo precipitato; l’autopsia fu effettuata il giorno dopo alla base militare, un’altra fu praticata in una piccola clinica od ospedale che avevano in città.

Questo appare in contraddizione con il racconto del presunto cameraman dell’autopsia, il quale ha dichiarato di essere stato sul luogo dell’incidente dove avrebbe filmato il rottame dell’astronave ed i pannelli con su impressi i simboli, e al quale circa due settimane dopo, credo, fu richiesto di recarsi in qualche posto a filmare l’autopsia/dissezione. Come conciliare le due versioni?

Non lo so. Ci fu detto - o meglio, si diceva nel filmato - che gran parte del materiale era stato girato nella base militare nei pressi di Roswell, mentre una piccola parte era stato filmata nella clinica locale.

Che genere di briefing vi venne fatto sugli umanoidi a sei dita?

Ci dissero poco. All’epoca la pellicola era vecchia di dieci anni, ed era l’unica cosa che mostrasse alieni e la loro morfologia. Esistevano, sì, delle foto scattate da alcuni civili, di alieni ripresi accanto agli UFO con cui erano atterrati, cose di questo genere, ma gli esseri erano sempre troppo lontani per identificarne le fattezze. Quello, dunque, era l’unico filmato in cui si vedevano alieni in primo piano. La cosa sarebbe risultata importante quando, intervenendo su una segnalazione di avvistamento di quel tipo particolare di essere, avremmo avuto elementi di confronto.

Il filmato era in bianco e nero o a colori?

L’autopsia era in bianco e nero. L’unico filmato a colori che ricordo era quello dell’astronave che si materializzava.

Fra il 1957 e il 1960 lei prese visione di foto, informazioni o disegni relativi ad altri tipi di esseri diversi dall’umanoide a sei dita del film dell’autopsia?

Niente del genere. Un paio di foto scattate da privati, ma di scarsa qualità e a grande distanza, che mostravano esseri in prossimità di UFO, vennero passate al "Project Blue Book".

Dunque, lei lavorava per la CIA e la sua attività era correlata al Project Blue Book. Dove si trovava Quando proiettarono il film? A Washington? O nel Sud?

Il filmato fu inviato a (località non menzionata su richiesta di Cooperfield, il responsabile della sezione CIA cui faceva riferimento Kewper, ndr.) e ci fu mostrato, poi il mio capo lo rispedì con un corriere speciale che impiegavano fra Fort Bervoir e il quartier generale CIA.

Fra Fort Belvoir e la CIA. Lei lo ha visto? Lo mostrarono con un proiettore 16 mm su uno schermo?

Usarono un normale schermo da proiezione avvolgibile.

Quanti eravate?

Il nostro gruppo era composto da 26 persone. Presenti alla proiezione erano una ventina, in quanto alcuni si trovavano oltreoceano, in quel momento. Molte delle foto UFO in nostro possesso non venivano dagli USA, ma dall’Europa, o dal Centro America. Messico, Sud America o dall’Italia. Uno dei filmati veniva dall’Italia. Credo che tutto questo materiale venisse gestito e tenuto dalla CIA, proprio perché questa agenzia aveva sedi in ogni angolo del mondo e poteva verificare più facilmente gli avvenimenti. Avevamo uomini distaccati in ogni Paese.

C’erano voce narrante o suoni?

No, tranne una breve dichiarazione iniziale. Niente suoni, niente voce. Era solo un’autopsia. Il filmato mostrava l’intera autopsia e poi si soffermava a illustrare il tipo di cervello. Gli organi interni erano del tutto diversi dai nostri.

Nessuna voce fuori campo?

Solo alla fine. All’inizio ed al termine della proiezione sotollinearono la diversità del cervello, dello stomaco e dei polmoni rispetto ai nostri. Per quanto riguarda gli organi interni nulla somigliava a quelli umani.

Come commentaste fra di voi la proiezione?

Ovviamente, ci scambiammo le nostre impressioni, chiedendoci da dove potessero provenire quegli esseri. Nessuno ne aveva la benché minima idea o ipotizzava che cose del genere potessero accadere.

Quella fu la sua prima esperienza visiva con qualcosa di non umano. Si ricorda cosa pensò a quel tempo?

Sì, ero perplesso. Ho pensato: "Come può essere? Come possono essere arrivati fin qui? E come fanno ad essere così diversi dall’uomo?"

Ma in fondo non sono così diversi, hanno una forma umanoide...

Certo, è vero. Soprattutto nel caso dell’alieno a sei dita, sembra quasi un uomo in miniatura con una testa più piccola, non uno di quelli con la testa grande e stretta e gli occhi enormi. Non hanno neppure orecchie come le nostre, ma solo un piccolo cerchio attorno ad un forellino situato nel cranio. La bocca è solo una fessura, ed anche il naso.

In base ai fotogrammi (del Santilli Footage, ndr.) dell’autopsia/dissezione - alcuni hanno ritenuto si trattasse di una dissezione esplorativa piuttosto che di una autopsia tecnica - si notano piccole orecchie posizionate più in basso.

Può anche definirle piccole orecchie, una porzione di orecchio, di circa 1/2 o 3/4 di pollice, intorno al foro auricolare, praticamente vestigia di orecchie.

Non discuteste fra di voi delle lenti nere che vengono rimosse dagli occhi dell’essere?

Ci sconcertarono, ma ci colpirono maggiormente gli organi interni, sezionati e riposti in contenitori inossidabili.

Lei rammenta se nel 1957, quando vi fu mostrato il filmato, circolassero informazioni tra le agenzie di Intelligence in merito a comunicazioni stabilite con questi esseri ed in particolare sulla loro origine?

Nei tre anni che ho lavorato là non abbiamo mai avuto alcuna informazione riguardo la loro provenienza, o su cosa facessero qui. Il mio capo ed io ce lo domandavamo spesso. Per quanto ne so, in quel periodo il governo non aveva idea di dove provenissero, né delle loro intenzioni.

Dal punto di vista militare e di Intelligence, venivano considerati una minaccia?

No, non immediata: una potenziale minaccia. Ci si basava su questo assunto, cercando di migliorare il sistema radar del Paese, per rilevare immediatamente eventuali visite dallo spazio esterno. Ed essere in grado di intercettare gli intrusi, oppure tentare di abbatterli allertando le basi Air Force più vicine.

All’epoca non riceveste altre informazioni sull’argomento, al di là della proiezione del filmato?

No, non durante quel periodo. Ricevevamo segnalazioni di avvistamenti nazionali ed internazionali. Ma nel 1958 mi recai presso l’Area 51, dove credo di aver visto un altro tipo di essere... con il viso oblungo, grandi occhi ed il mento a punta, denominato Grigio, stando a quel che ne so.

Può descrivere questa esperienza?

Ci trovavamo lì per un meeting di personale CIA, sia nostro interno, sia proveniente dall’estero, sino all’Estremo Oriente. L’incontro si svolgeva all’interno dell’Area 51. Del mio gruppo, vi partecipammo in cinque. La nostra presenza era richiesta in quanto eravamo quelli maggiormente coinvolti nel "Project Blue Book". Partimmo dalla base di (nome omesso). La riunione si tenne negli edifici principali dell’Air Force, in una sezione loro riservata.

Nella base dell’Air Force di Nellis, in Nevada.

Esatto. Ci accompagnarono a Groom Lake e ci mostrarono altre due aree che possedevano nella zona, ma solo a noi cinque, non agli agenti CIA che venivano dall’Estremo Oriente o dal Centro America. Gli altri furono esclusi. Atterrammo sulla pista principale dell’Area 51 e quindi salimmo su un minibus. Percorremmo circa 10 miglia senza mai fermarci, fino ad un’area speciale, dove erano custoditi gli U-2 e anche gli SR-71 Blackbirds, che credo stessero già testando lì in quel periodo. Poco dopo abbiamo ripreso il bus e abbiamo percorso altre otto miglia, giungendo così alla terza zona, quella finale, dove tenevano materiale altamente classificato. Ci fecero entrare in un edificio pieno di uffici, dove incontrammo un colonnello che ci guidò in un lungo giro. Tramite un passaggio coperto ci portò in un area-hangar, ricavata da una grotta naturale ed estesa in un secondo tempo scavando nel fianco della montagna. Non era eccessivamente larga.

Era il poligono della Papoose Mountain?

Davvero non saprei. Non chiesi che montagne fossero.

Ricapitolando, c’erano il colonnello, il suo responsabile CIA e tre agenti CIA facenti parte del programma, giusto?

Sì.

Eravate solo in sei?

Sì. Ma naturalmente c’era altra gente nelle diverse aree: vedemmo scienziati e tecnici variamente impegnati, ed anche impiegati d’ufficio.

Ha capito per quale motivo il suo capo l’ha voluta in quel giro scortati da un colonnello?

Volevano che vedessimo il velivolo, per essere informati in caso avessimo dovuto analizzare delle foto per stabilirne l’autenticità. Così ci fecero visitare tutta l’area, per vedere i diversi tipi di scafi ed essere così in grado di distinguere subito gli UFO veri dai coperchi dei secchi della spazzatura.

Ricorda come si chiamava il colonnello?

Sul suo cartellino c’era solo il nome: Jim.

E perché non il cognome?

Perché apparentemente lì tutti sembravano mantenere il più stretto riserbo sulla propria identità, come faceva la maggior parte di noi.
Non credo che Jim fosse il suo vero nome. D’altronde anche io avevo un nome ed un cartellino di copertura CIA, nonché un documento di identificazione con quel nome e la mia foto.

Insomma, ha sempre lavorato sotto un nome fittizio fornito dalla CIA?

Sì, ma il nome lo scelsi io. Ci diedero questa possibilità, così ne scelsi uno.

Può descrivere esattamente cosa vedeste in quell’area scavata nella montagna?

Appena entrati vedemmo due piccoli velivoli argentei, non molto lucenti o brillanti né grandi, avevano un diametro di circa cinque metri e mezzo.

Vi consentirono di avvicinarvi e toccarli?

No, il nostro percorso era confinato in un corridoio, di fronte al quale erano piazzati gli scafi.

Vedeste altri oggetti?

Ameno sette, credo. Alcuni, più grandi, sistemati sul fondo dell’hangar, avevano un diametro di almeno 18 metri.

E con quali caratteristiche?

Erano tutti di forma discoidale, ma alcuni avevano un fondo molto largo, che si estendeva sia in alto sia in basso. Inoltre erano di colori differenti. I più grandi di un grigio molto scuro. Altri più chiari, forse marrone chiaro. Gli oggetti più grandi erano caratterizzati da unità inferiori e superiori di maggiori dimensioni e restavano sollevati dal suolo mediante fasciami metallici.

L'intervista è copyright © 1998 Linda Moulton Howe e © 1999 Futuro snc.

fine Prima Parte




VENIVANO DA UN'ALTRA GALASSIA

Si conclude il racconto dell'ex agente dell'intelligence Kewper. Entriamo con lui nel cuore dell'Area 51, davanti a nove dischi volanti e ad un alieno di tipo Grigio.

di Linda Moulton Howe (Seconda Parte)
vedi: Prima Parte


Kewper riferisce di aver visitato l'Area 51 nel 1958, sotto la scorta di un colonnello dell'Air Force ed insieme al suo diretto superiore e tre agenti della CIA . In una grotta scavata nel cuore di una montagna Kewper vide nove dischi volanti, attorno ai quali stavano lavorando diversi tecnici.

Il colonnello spiegò qualcosa riguardo al sistema di propulsione del velivolo extraterrestre?

Disse che si trattava di un motore a sistema elettromagnetico-antigravitazionale, ma alcuni veicoli avevano anche altri sistemi di propulsione. Sembra che uno di questi mezzi fosse azionato ad antimateria. Erano impegnati alla retroingegneria su un oggetto discoidale, in parte smontato e con pezzi portati altrove. Ci venne spiegato che nella macchina non c’era alcun vero motore e che l’intero disco era come un circuito elettronico e gli alieni dovevano essere dentro il mezzo per completare il circuito e farlo volare (cosa già riferita dal colonnello P. Corso, ndr.). Quelli dell’Area 51 lo sapevano, perché avevano provato a farlo decollare. Lo scafo era il sistema di guida dell’astronave: tutto il disco, al suo interno, era rivestito di nickel e formava un gigantesco circuito elettronico. Gli alieni, una volta all’interno, risultavano collegati al mezzo tramite delle fasce sulla testa, dotate di rilevatori. Inoltre avevano una consolle in cui inserivano le dita per controllare la direzione di volo del velivolo.

Sta parlando dei pannelli di controllo, quelli che si distinguono nel Santilli Footage, in cui sono impresse le mani con sei dita?

Sì. I pannelli erano là, con l’oggetto volante. Stavano cercando di capire lo schema del circuito elettronico perché non c’era nessun tipo di filo, ma in seguito, quando lo portarono a Groom Lake, un paio di scienziati scoprirono con dei microscopi che dal pannello di controllo delle mani, all’altezza dei polpastrelli, uscivano delle piccole fibre. Scoprirono così che c’era un tipo di trasmissione elettrica a fibre ottiche lungo tutto il veicolo. Il rapporto originale che ho letto diceva che quando guardarono dentro lo scafo la prima volta, internamente brillava una luce fioca, proveniente da tutti i circuiti a fibre ottiche. La ricaduta tecnologica sono le fibre ottiche che usiamo adesso.

E il colonnello cosa disse dei dischi?

Che quelli erano solo alcuni dei velivoli che raccolti e catturati in varie parti del mondo. Alcuni di essi apparentemente provenivano da Oltreoceano, ma ho appreso che la maggior parte proveniva da territori statunitensi. Aggiunse che saremmo andati in un’altra area a vedere un essere, l’extraterrestre che avevano allora. Ci portarono in un hangar in cui c’era una stanza speciale con un vetro "a senso unico", l’essere non poteva vederci perché dalla sua parte c’era uno specchio. Ci dissero che avremmo potuto entrare e parlare con lui se volevamo, ma io non lo feci. Con il passare del tempo mi sono enormemente rammaricato per la mia decisione, ma quando mi dissero che parlava telepaticamente, decisi di rimanere fuori. Il mio capo, il colonnello Jim e gli altri tre tipi della CIA invece entrarono.

Può descriverci l’essere, in base a quanto riuscì a vedere?

Il colonnello lo definì un "Grigio". Io vidi un essere con una grande testa e grandi occhi a mandorla. Sembrava indossasse occhiali da sole, perché le lenti erano nerissime. La faccia sottile, il mento appuntito, una leggera protuberanza per il naso, una piccola fessura per la bocca e dei forellini al posto delle orecchie. Era alto circa un metro e mezzo e la pelle era grigiastra e ruvida, non liscia come la nostra.

Poté vedere le sue mani?

No, perché teneva braccia e mani dietro la schiena, mentre camminava su e giù per la stanza, al di là di un tavolo. C’era una sedia nella stanza, ma ci si sedette solo in un secondo momento. Sinceramente non ho mai visto le sue mani, così non saprei dire quante dita avesse. E neanche gli altri all’interno lo notarono. La cosa ci venne in mente solo dopo, mentre tornavamo alla base in aereo. Ci chiedemmo quante dita avesse avuto l’essere, ma nessuno le aveva viste.

Strano che nessuno abbia chiesto di vederle, dato che avevate visionato il filmato dell’essere a sei dita.

Sì, infatti. Ma avevamo un tempo limitato per parlare con l’essere, ci furono concessi solo dieci minuti.

Come era vestito, aveva indumenti?

Roba umana, una specie di T-shirt con dei piccoli strappi sui fianchi per tenerla su. Inoltre indossava una specie di uniforme militare, pantaloni inclusi. Sembrava qualcosa dei militari, gli stava tutto molto largo. Non pareva davvero una tuta spaziale che avesse da prima! Forse lo avevano vestito appositamente per quell’incontro.

Cosa successe tra il suo capo, i tre uomini della CIA, il colonnello e l’essere?

Il mio capo gli chiese: "Cosa state facendo qui? Perché siete venuti?" L’unica risposta che ottenne fu: "Non siamo qui per conquistare la Terra. Non abbiamo intenzione di distruggere nulla. Vogliamo aumentare il sapere degli uomini, affinché accrescano le loro conoscenze in diversi campi". Quando uscirono, chiesi al mio capo come si chiamasse l’alieno e lui mi disse che non lo ricordava, era un nome troppo lungo e complicato, di 16-20 lettere. Sapeva solo che l’essere gli aveva detto di provenire da un’altra galassia.

Una galassia diversa dalla nostra?

Sì.

Come potrebbero gli alieni impartirci delle conoscenze, se non si mostrano pubblicamente in maniera diretta?

Ricordo che il mio capo, dal tono della risposta, pensò che l’essere stesse mentendo, o perlomeno alterando la verità.

Le spiegarono qualcosa della comunicazione telepatica? Che cosa provarono?

Non udirono nulla tramite le orecchie, la voce filtrava direttamente nella loro testa. Uno di loro cercò di tapparsi le orecchie, ma continuava a sentirla. La voce nelle loro teste suonava come riprodotta elettronicamente.

Comunque somigliava più ad una voce maschile o femminile?

Ad una via di mezzo. Oggi abbiamo dei computer con cui puoi parlare, rispondono persino al telefono. Ma in quei giorni questo genere di cose era agli inizi. Comunque, non sembrava una voce umana, ma elettronica (forse per via di un traduttore simultaneo impiantato nell’essere, ndr.).

Perché l’idea di un essere telepatico le dava fastidio? Non sembra che i suoi colleghi ne fossero turbati.

Credo che la cosa mi facesse particolare impressione per via della mia educazione religiosa. Pensavo che non esistessero altri esseri viventi nell’Universo, a parte gli angeli e i demoni. Così decisi di non entrare nella stanza, e chiesi al mio capo di domandare all’essere se fosse un demone.

E cosa gli rispose?

Telepaticamente, che non era un demone.

Ha mai scoperto quale era la relazione tra i Grigi e gli esseri a sei dita?

No, mai. Ci fu una serie di domande a cui l’alieno non rispose, come quando gli fu chiesto in quali e quante altre parti del mondo esseri come lui erano atterrati.

Le hanno mai detto perché l’alieno venisse tenuto là?

No, non me ne hanno mai detto il perché, né da quanto tempo. Ricordo che il colonnello accennò una risposta tipo "non se ne può parlare".

Quale agenzia o corpo d’armata custodiva questo essere nell’Area 51?

L’Aeronautica militare. Il colonnello con cui parlai era dell’Aeronautica.

Consideravano l’alieno come una possibile minaccia?

No, non credo una minaccia, ma erano del seguente avviso: "Non pensiamo che ci faranno male, comunque non si sa mai. Non possiamo dare per scontato che non ci vogliano invadere, o che non stiano controllando la portata del nostro apparato bellico". Anche a quel tempo, avvistamenti di UFO avvenivano sempre nei pressi di installazioni militari, così sembrava verosimile che ci volessero controllare.

All’epoca in cui lei lasciò i "Signal Corps" e la CIA nel 1960, era stato informato rispetto alla presenza di altri esseri, cui i suoi colleghi si riferivano come "extraterrestri"?

Sì. Li chiamavano "extraterrestri". Il più delle volte, per quanto riguarda quello custodito lì, si riferivano a lui come al "Grigio".

Intende dire quello nell’Area 51?

Sì, lo chiamavano "il Grigio".

Avevano umanoidi a sei dita in loro possesso altrove?

Non che io sappia. Fu una delle domande che posi al militare di scorta. Chiesi: "è uno degli esseri recuperati a Roswell?" e lui rispose "No". Allora chiesi di nuovo se avessero esseri del tipo trovato a Roswell e lui di nuovo rispose negativamente.

Anch’io vorrei insistere su Roswell. Quando nel 1957 le mostrarono il film dell’umanoide con sei dita, dissero esattamente dove era avvenuto il recupero di quell’essere?

Dissero "vicino Roswell". Credo siano in possesso di due o tre velivoli precipitati in quella zona, nell’estate del 1947.

Almeno due o tre?

Sì.

Durante la proiezione spiegarono se i corpi erano stati trovati all’interno di questi due o tre velivoli precipitati, o nelle loro vicinanze?

Alcuni corpi erano stati proiettati fuori dal disco all’impatto. Altri erano rimasti all’interno del velivolo, ma erano morti sul colpo. Apparentemente l’unico sopravvissuto era quello sbalzato fuori.

Veniva menzionata la Piana di San Augustin?

No. Ne ho sentito parlare in seguito, ma all’epoca non se ne fece menzione. La sola cosa che mi dissero fu "...vicino Roswell...".

Le dissero qualcosa a proposito del pallone meteorologico?

Sì, che era una storia di copertura. Quando visitai l’Area 51 nel 1958, chiesi al colonnello perché stavano continuando il cover-up sulla storia. Mi disse che era stato deciso così in origine perché la guerra fredda era appena iniziata. Fu il presidente Truman a stabilire che per gli Americani le due notizie, quella dell’inizio della guerra fredda e quella degli alieni che svolavazzavano sulle nostre teste, sarebbero state indigeste in una sola volta. Ma il cover-up continuò e anche oggi vanno avanti con le storie dei palloni sonda, come nel 1947.

Palloni sonda, gas di palude, Venere... qualsiasi cosa.

Già, e i piccoli alieni non sarebbero altro che dei manichini usati nei palloni stratosferici utilizzati per il rilevamento di radiazioni in territorio sovietico...

Il Progetto Mogul?

Sì. In effetti alcuni palloni atterrarono nella zona tra New Mexico e Arizona, ma non allora. Quel tipo di palloni e di manichini entrò in uso solo alla fine degli anni Cinquanta. Al tempo cui ci stiamo riferendo neppure esistevano.

Le fu detto chiaramente che i palloni sonda erano una copertura?

Sì.

Sono passati più di 40 anni da quando vide il filmato della dissezione dell’umanoide a sei dita. Lei a cosa attribuisce la politica di negazione e silenzio sull’interazione con gli extraterrestri?

Forse adesso si potrebbe parlare, ma negli anni della guerra fredda era diverso. Io ci stavo proprio nel mezzo. Fu allora che la CIA venne contattata dai Russi, che pensavano che gli UFO che solcavano i loro cieli fossero nostri prototipi sperimentali. Ci intimarono di tenere i nostri apparecchi segreti al di fuori del loro spazio aereo e noi gli rispondemmo che non erano nostri. Da quando le cose con i Russi sono andate meglio, anche grazie a Gorbachov, sugli UFO abbiamo lavorato insieme. Ai Russi abbiamo persino fornito alcune armi a raggi di particelle, da dislocare sui satelliti e a terra, per abbattere i dischi alieni.

Perché sparare ai loro velivoli se pensate che non rappresentino una minaccia?

Per qualcosa che successe in quel periodo. Credo che fosse accaduto nell’ex-Unione Sovietica. Tentarono di abbattere un’astronave madre. Ma in pochi secondi l’astronave distrusse tutti gli aerei, con armi laser, forse raggi della morte o qualcosa del genere. L’informazione proviene dal figlio del mio superiore, che mi disse che c’era stato un brutto "incidente" e che gli alieni avevano attaccato alcune basi militari. Non ho mai saputo quale tipo di alieni vi fosse all’interno, so solo che conteneva molte astronavi più piccole.

Riassumendo, fra il 1957 ed il 1960 lei vide tutti quei files altamente classificati su alieni e UFO, sulla tecnologia e sugli oggetti stessi. E quando lasciò la CIA, nel 1960, il governo non aveva ancora compreso nulla di questi esseri, o sul perché fossero qui?

Esattamente, l’intera faccenda era un grosso punto interrogativo. In alcuni casi, specialmente durante avvistamenti entro il nostro territorio, sembravano tremendamente amichevoli.

Amichevoli?

Sì, pacifici. Naturalmente, tutta la faccenda delle "abductions" venne fuori in seguito. Non se ne sentiva neppure parlare, quando lavoravo al Progetto "Blue Book".

Ha mai visto qualcosa inerente le mutilazioni animali?

Sì, a quel tempo, in Colorado, presi atto di alcune mutilazioni. Su certi animali erano stati asportati gli organi interni, su altri gli organi sessuali, il tutto eseguito con una specie di arma laser capace di tagliare molto precisamente i bordi.

Ci sono supposizioni da parte dei militari e della CIA sulla relazione tra queste mutilazioni e gli ET?

Se ricordo bene, l’unica congettura a quel tempo era che prendessero organi di animali per risalire a quali fossero le loro differenti funzioni...

Crede che la storia che mi ha raccontato debba essere rivelata per intero?

Sì. Potrebbe spiegare diverse cose, visto che gli avvistamenti continuano ovunque ed il loro numero non accenna a diminuire.

Ed è per questa ragione che ha deciso di parlare con me?

Esattamente.

L'intervista è copyright © 1998 Linda Moulton Howe e © 1999 Futuro snc.

fine Seconda Parte

ELIMINATO L'IMPOSSIBILE,CIO' CHE RESTA,PER IMPROBABILE CHE SIA,DEVE ESSERE LA VERITA'!