00 17/03/2015 15:00
Travaglio questa volta si lascia andare e ne ha per tutti. Nell'ultimo scandalo Grandi Opere, il Governo Renzi c'è dentro fino al collo. Scrive il giornalista:


Finora, a ogni scandalo, abbiamo sempre riconosciuto che Matteo Renzi e il suo governo non c'entravano, perché erano appena arrivati. Da ieri, con l'arresto di Ercole Incalza, non è più così. Il governo c'entra eccome. Il premier vede platealmente rottamata la sua presunta rottamazione e deve spiegare molte cose, al Parlamento e all'opinione pubblica.

E il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd) se ne deve andare alla svelta. Il fatto che non sia indagato non vuol dire nulla: per molto meno Renzi due anni fa, quando era ancora un aspirante segretario del Pd, chiese la testa di due ministri del governo Letta, Alfano e Cancellieri, che non erano indagati, ma certamente responsabili di condotte ritenute incompatibili con le loro funzioni (sequestro Shalabayeva e teleraccomandazioni alla figlia di Ligresti).

Travaglio prosegue e non le manda a dire neppure al Ministro Lupi. Se ne deve andare e di corsa. Non tanto per la storia del figlio, quanto per aver confermato Ercole Incalza. Leggiamo cosa scrive il giornalista del Fatto:


Lupi deve sloggiare o essere sloggiato non tanto per la storia dei presunti favori a suo figlio da parte di un costruttore arrestato, quanto soprattutto per aver confermato un anno fa e lasciato fino alla scadenza del mese scorso al suo posto di capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, vecchia conoscenza di procure e tribunali.

Né Lupi né Renzi possono dire che non sapevano: nel febbraio 2014, appena nacque il governo, e poi ancora a giugno con un editoriale di Marco Lillo ("O Incalza o Cantone"), il Fatto aveva incalzato - è il caso di dirlo - il governo a rimuovere quel soggetto poco raccomandabile per "820 mila ragioni": tanti erano gli euro sganciati dall'architetto Zampolini (vedi alla voce Cricca) nel 2004 per pagare la casa a suo genero, a due passi da piazza del Popolo, bissando l'operazione Scajola. Solo che Scajola disse che la casa gliel'avevano comprata a sua insaputa.

Per Incalza invece la lista degli insaputisti va allargata ai sette governi che gli hanno lasciato le mani in pasta. Ingaggiato da Lunardi (Berlusconi-2), Ercolino Sempreinpiedi fu cacciato da Di Pietro (Prodi-2), poi riesumato da Matteoli (Berlusconi-3) e lasciato lì tanto da Passera (Monti), quanto da Lupi (governi Letta e Renzi). E siccome un bel giorno andò finalmente in pensione, fu subito riciclato come consulente. Con l'aggravante che, quando nacque il governo Renzi, Incalza era stato appena indagato (avviso n. 15!) a Firenze per gli appalti truccati del Tav. Eppure fu subito rinnovato per un altro anno, con un concorso ad hoc. E quando i 5Stelle ne chiesero conto alla Camera, Lupi si presentò a leggere una imbarazzante difesa scritta dal suo avvocato.


www.tzetze.it/redazione/2015/03/travaglio_scatenato_lupi_deve_sloggiare_o_essere_sl...


ELIMINATO L'IMPOSSIBILE,CIO' CHE RESTA,PER IMPROBABILE CHE SIA,DEVE ESSERE LA VERITA'!